Noi mamme spesso ci lamentiamo di quanto sia difficile essere un genitore, ma… Ultimamente mi son ritrovata a pensare che anche per un bambino la vita non è affatto facile.
L’avete mai notato?
Se un bimbo piange per reclamare le attenzioni della mamma, per essere preso in braccio, perché ha bisogno del suo calore, del suo odore… Verrà all’istante additato come “piagnucolone” o “mammone” da qualunque adulto nelle vicinanze. E subito ci sarà chi consiglierà alla mamma di non accontentarlo, addirittura di lasciarlo piangere, perché altrimenti prenderà il vizio.
Ho sempre cercato di capire quale strano vizio potrebbe prendere un bambino piccolo.
Noi adulti siamo pieni di vizi, dal fumo, all’alcool, al gioco d’azzardo. Vizi altamente dannosi, direi. Un bambino, quale terribile vizio potrebbe prendere chiedendo di essere abbracciato? Il vizio dell’amore? Non mi sembra una gran brutta cosa…
Diranno che il suo bisogno è solo un capriccio. Che prima o poi , a furia di piangere, si stancherà e la smetterà. Che gridando si “farà i polmoni”.
Le stesse persone che consigliano alla mamma di non assecondare i bisogni del proprio bimbo sono quelle che pretendono a tutti i costi di tenere in braccio il pargolo in questione, in qualsiasi momento, anche quando il piccolo non è dell’umore giusto, come se si trattasse di un bambolotto…
Per non parlare dei baci richiesti a comando!
“Dai, dà un bacio a nonno/a, zio/a (inserire nome di parente a caso)!”
E se il bambino, magari per timidezza, o semplicemente perché in quel momento non ha voglia di baciare nessuno, o perché sa che la guancia di nonno pizzica, si sentirà chiamare “cattivo” oppure “maleducato”.
Addirittura ho sentito dei nonni minacciare i nipoti… “Se non mi dai un bacio, non ti voglio più bene/non ti voglio più vedere/non ti compro più regali!”
E queste sceneggiate vanno avanti anche per diverso tempo, con grande disagio del bambino, che non capisce cosa stia succedendo, perché sia obbligato a dare un bacio che non vuole dare…
Apparentemente, una mamma che tiene un bambino in braccio lo sta “viziando”, ma lo stesso bambino è costretto a dare un bacio contro la sua volontà a qualunque parente lo richieda…
Logico, no?
In situazioni del genere, c’è da chiedersi chi sia veramente l’infante!
Non è facile essere un bambino.
Quando un bimbo è stanco diventa nervoso, e il suo unico modo per esprimerlo è piangere o battere i piedi. E, più piange, più si innervosisce. È un circolo vizioso!
Forse un abbraccio potrebbe migliorare le cose. E, invece, gli adulti attorno a lui non fanno altro che intimarlo di piantarla, di calmarsi. Glielo dicono con un tono di voce sempre più alto, che sortisce, ovviamente, l’effetto contrario.
Provate voi a pensare a come reagireste se qualcuno vi ordinasse, gridando, di non urlare!
A volte mamma e papà non riescono a trattenersi e parte un sonoro ceffone o una “pattona” sul sedere del bimbo, accompagnata da un irritato e sempre urlato: “Ti DEVI calmare!”
Ad osservare questa scena, viene da domandarsi se il genitore stia dando questo ordine al figlio o, piuttosto, a se stesso.
Quando ci arrabbiamo qualcuno, che sia il collega, un vicino di caso o il partner poco importa, solitamente non alziamo le mani. Possiamo urlare, dire parolacce, lanciare frecciatine, ma non mi capita spesso di vedere persone adulte picchiarsi tra di loro, in normali contesti di vita quotidiana. Siete d’accordo?
Perché ci viene così istantaneo, istintivo, alzare le mani su un bambino? Perché raramente ci sentiamo in colpa, dopo averlo fatto?
Non è mai morto nessuno per un ceffone…
Bisogna educare i figli…
Non c’era altro modo per fargli capire le cose/per farlo smettere…
Ci giustifichiamo in questo modo. Con queste banali scuse.
Forse lo facciamo perché alzare le mani è molto più semplice, rispetto a parlare. Eppure con gli altri adulti ci sforziamo per essere diplomatici (anche se costa fatica), per ascoltare (anche se non vorremmo), per capire e argomentare le nostre ragioni, anche se ci piacerebbe di più mandare il nostro interlocutore a quel paese.
Perché riusciamo a mantenere la calma e la ragione con i colleghi arroganti e i vicini di casa insopportabili, e non riusciamo a mettere lo stesso impegno e la stessa pazienza con i nostri figli?
Credo che sia questa parola a fregarci. “Nostri”. I “nostri” figli.
Ecco un altro motivo per cui essere un bambino è tanto difficile.
Un genitore, solo per il fatto di averlo generato, ritiene di avere la “proprietà” del figlio che ha creato, come se fosse un immobile, un’auto o una televisione. Ritiene che il figlio debba comportarsi secondo le sue regole, giuste o sbagliate che siano, come forma di ringraziamento per avergli dato la vita… Poco importa se, quella vita, il bambino non l’ha mai pretesa!
I bambini si sentono spesso trattare come fossero degli oggetti di proprietà. E tutti gli aspetti del loro carattere che i genitori non riescono ad accettare, a comprendere, vengono visti come dei difetti di fabbrica!
Se potessero, alcuni genitori sporgerebbero reclamo e chiederebbero una sostituzione!
Essere un bambino è un’impresa ardua.
Già da quando è in fasce i genitori e i parenti tutti iniziano a progettare il suo futuro.
“Continuerai il lavoro il papà!”
“No, studierà Medicina!”
“Ma cosa dite? Farà l’avvocato, come lo zio!”
E così via…
Se durante l’infanzia il figlio mostrerà inclinazioni non particolarmente gradite al parentame vario, ci sarà sicuramente qualcuno pronto a riportarlo sulla retta via…
Essere un bambino è difficile.
Gli adulti gli ripetono sempre di non guardare troppa televisione perché fa male, ma quando mamma e papà non hanno voglia di dargli retta sono ben felici di mettergli uno smartphone in mano e lasciare che si rimbambisca con i video di YouTube.
Essere un bambino è difficile.
Ogni giorno un cucciolo d’uomo impara qualcosa di nuovo, e arriva il momento in cui desidera provare a mettere alla prova le sue conoscenze, e fa capire di voler tentare da solo di mangiare o allacciarsi le scarpe, oppure lavarsi le mani. Se è una delle prime volte che ci prova, ci metterà molto tempo, magari si sporcherà, si metterà le scarpe al contrario o bagnerà tutta la maglietta.
Non è niente di tanto grave, vorrebbe riprovare, ma la mamma o il papà non fa altro che sbuffare, finché non decide di togliergli il cucchiaio, le scarpe o il sapone dalle mani dicendo, in tono scocciato: “Non sei capace! Faccio io! Mi fai fare tardi!”
Ovvio che non sono capace… Se non mi lasci provare! E forse, se siamo così in ritardo, avresti dovuto mettere la sveglia un po’ prima…
Ricapitolando…
Un bambino che ha bisogno della sua mamma è un “viziato” che deve piangere per “farsi i polmoni”, deve dare i baci sotto minaccia, riceve schiaffi quando è nervoso e poi, oltre a piangere per il nervosismo, si ritrova a piangere per il dolore, deve seguire e soddisfare le aspirazioni degli adulti di riferimento, non può guardare i cartoni quando vuole, ma solo quando mamma e papà vogliono lobotomizzarlo per non essere disturbati.
Pensateci bene, la prossima volta che esclamate “che pacchia essere un bambino!”.
Pensiamoci tutti attentamente, io compresa eh!, la prossima volta che ci viene da alzare la voce verso i nostri figli, che qualcuno ci consiglia di lasciarli piangere in una stanza buia, o che ci arrabbiamo perché non sanno stare ai nostri ritmi…
Essere un bambino è decisamente difficile (e ora parlo solamente dei bimbi nati dalla parte “giusta” del mondo, eh).
Noi non lo ricordiamo più, ma se osserviamo i bimbi attorno a noi, non è difficile rammentarlo.
Cerchiamo, e lo ricordo anche a me stessa, di rendere ai nostri figli un po’ più semplice il faticoso compito di diventare grandi!
Io ho 24 anni. Ma non sono proprio cresciuto. Anzi mi sento proprio un bambino. E mi sono sentito ancora più bambino leggendo questo articolo, vedendo come il mio futuro è stato condizionato dai parenti, pensando a come mi sento in imbarazzo quando mi abbracciano e non voglio o viceversa, quando non riesco ad immaginare cosa pensino i genitori quando ragazzi della mia età hanno già dei figli… Essere un bambino è bellissimo e non è sindrome da Peter Pan se a 24 anni voglio ancora esserlo! Semplicemente i bambini hanno cose che gli adulti non hanno: una fantasia formidabile, la logica delle cose banali, la bellezza del giocare con un amico, la voglia di leggere un fumetto e di lanciare dalla finestra il libro di latino (sì, l’ho fatto) perchè non è il momento di studiare. Sì essere bambini è bellissimo e io non ho voglia di crescere, forse mi manca il coraggio ma la bellezza di un’infanzia non svanirà mai!
Ciao, ho dato un’occhiata al tuo blog e, da come scrivi, non mi sembri poi così infantile come dici. Se per te essere un bambino significa quello che hai scritto, allora la sono pure io 🙂
Credo che sia importante, per certi versi, riuscire a non crescere mai!
Da donna e mamma che è cresciuta troppo alla svelta, anche per colpa della mia famiglia, ti dico di goderti la tua giovinezza, tutti gli errori e le opportunità, ti renderai conto da solo quando sarai pronto a diventare grande (che non vuole necessariamente dire sposarsi e fare figli, eh). Io ho 10 anni più di te e sono cresciuta senza social (ero abbastanza nerd e nel 2002, a 15 anni, ho aperto il mio primo blog, ma tra i miei coetanei ero l’unica), mi interessa molto capire cosa significa invece essere adolescente e avere tutti questi social a disposizione.
P.s. mi sa che siamo concittadini
Aggiungo una cosa, in merito a tecnologie e tv. Noi non abbiamo videogiochi; la tv la mattina a colazione e la sera dopo cena, poi stop. Non uso la tv quando fa comodo a me; e non lascio a loro la libertà di vederla quando vogliono perché altrimenti ci starebbero molto piu di ora (e per me è sbagliato); voglio dire che le regole bisogna pur darle, insegnare a limitare la tv, salutare con educazione parenti e amici, cose così. Questo non significa il
Ciao cara, ti ringrazio del tuo commento che mi dà la possibilità di fare alcune precisazioni! Seguo la tua bellissima famiglia su FB e so che sicuramente i tuoi non sono tra i bimbi che rientrano nelle casistiche da me descritte 😉 Purtroppo, però, le situazioni di cui parlo non sono affatto rare… Anche io ho insegnato a mio figlio, nonostante non parli ancora bene, a dire sempre grazie e a salutare, ci mancherebbe altro. Però capita spesso che mio figlio venga spinto, ripetutamente, dai parenti a dare baci che non vuole dare, e non accade solo a mio figlio eh. Ecco, ovvio che un bambino debba essere educato, ma i baci a comando… Proprio no.
E tante volte mi sono sentita dire di non prendere in braccio il mio bambino e l’ho sentito dire ad altre mamme (l’ultima volta qualche giorno fa ad un pranzo in famiglia). Ci sono mamme forti come me e te che se ne fregano dei giudizi altrui, e altre che seguono questi “consigli”… Ci sono anche genitori che, fin dalla gravidanza, decidono che non cambieranno di una virgola il proprio stile di vita, e costringono i figli a ritmi e attività per nulla consoni a dei bimbi. E non dirmi che non hai mai visto bambini imbambolati davanti ai tablet o alle consolle portatili in modo che gli adulti possano chiacchierare senza rotture di scatole!
Per gli sculaccioni, io da sempre pratico la disciplina dolce quindi sono assolutamente contraria, purtroppo essendo umana scappano anche a me, ma qui io mi riferivo a chi applica questo “metodo” di educazione in maniera sistematica, direi che noi non rientriamo, dai. Anche qui, ti assicuro che i genitori che sistematicamente mettono le mani addosso ai bimbi non sono rari…
Io credo che non viviamo affatto in un mondo a misura di bambino, tu sei una mamma che si dedica h24 ai figli, ma in generale vedo che i genitori sono sempre più egoisti e che i bimbi, fin da piccolissimi, vengono trattati come se fossero dei mini adulti… E su di loro vengono riversate tutte le frustrazioni e le ambizioni dei propri genitori.
Ho letto diversi articoli a riguardo, l’ultimo proprio sulla questione dei baci a comando, se lo ritrovo te lo giro, a me ha effettivamente aiutato molto a riflettere un generale su cosa significhi essere un bambino!
Sai che per la prima volta credo, non sono tanto d’accordo con te su questo post? Cioè, dici tutte cose giuste, ma anche cosi..io non credo assolutamente che essere un bambino sia tanto difficile come dici. Se la mia ultima bimba che ha appena 17 mesi piange, io la prendo in braccio. Non ho mai obbligato nessuno dei miei figli a baciare parenti o amici, però li obbligo almeno a dire ciao, grazie, e i miei sono iper timidi e non salutano NESSUNO nemmeno i nonni a momenti, e peggio se gli si fa una domanda non rispondono, fissano noi, per timidezza. Eppure non siamo asociali, diciamo grazie abbiamo amici..loro nulla. E così ad 8 e 5 anni si sono presi una sgridata con i fiocchi e punizione ed ora dicono almeno ciao o grazie; io ho spiegato che la timidezza ci sta tutta, io lo ero e 1po ancora lo sono, ma bisogna “combatterla” 1po, e comunque mai sfociare nella maleducazione, io non obbligo e mai dico bacia tizio e caio, ma insomma il saluto non si nega a nessuno! E devono capire questa cosa. Ogni tanto mi parte lo sculaccione e non me ne pento no, sì so che è sbagliato, non ne vado fiera, ma capita pochissimo e in ogni caso quando passano proprio il segno! Ma so di avere pazienza a pacchi. A volte mi scappa, amen. Non so come spiegarti il mio punto di vista..non ritengo questi dei motivi validi per dire che essere un bambino è difficile. Poi dipende dai casi. I miei 3 figli onestamente vivono come dei re, adesso i primi due iniziano a collaborare apparecchiando e sparecchiando, preparano la loro colazione, cose cosi. Ma qui si va al mare tutto il giorno, tutti i giorni, dopo cena spesso giri in bici, leggiamo tanto e andiamo in biblioteca, parliamo ridiamo tra di noi, io sono h24 per loro e con loro, il papà lavora su turni quindi più presente di tanti altri, parlano due lingue e i viaggi anche se piccoli non mancano mai; sono amati coccolati crescono (o almeno ci si prova) con valori sani, fanno sport e hanno possibilità di cambiare/provare e sperimentare. Insomma, credo che i bambini con una vita difficile siano altri, tutto qua..