Pubblicato in: La mia storia

Un autunno di fuoco

Non so perché ho aspettato tanto a darvi questa notizia. Ho continuato a rimandare la pubblicazione di questo post. Forse volevo tenermi questo avvenimento per me, forse sapevo che, annunciandovelo, l’avrei reso più reale, forse temevo che avrei iniziato ad avere paura…

Un mese fa, esattamente il 30 luglio, io e Marito abbiamo sostenuto il primo colloquio con l’assistente sociale per avere informazioni sull’adozione. Naturalmente, io sapevo già tutto quello che la dottoressa ci ha detto (grazie internet!).

L’assistente sociale è una donna all’apparenza molto carina e gentile. Me la immaginavo come un’arpia, perciò ne sono rimasta piacevolmente stupita. Non ha fatto un’espressione contrariata quando le ho detto che abbiamo due cani di taglia grande, anzi, e questo mi ha fatto molto piacere. Temevo che ne sarebbe rimasta contrariata, ed ero già pronta ad iniziare un lungo discorso su quanto sia bello per un bambino crescere insieme ad un animale, e a quanto siano affettuosi e buoni i nostri cagnoloni.

Dopo le presentazioni, ci ha chiesto di parlare di noi, della nostra storia. Ovviamente Marito ha lasciato parlare me (e te pareva!).

Ho cominciato a parlare, all’inizio la voce mi tremava e non ho potuto fare a meno di notare che l’assistente sociale guardava come muovevo le mani, e questo mi ha messo un po’ in soggezione… Ho raccontato la nostra storia con un tono neutrale, come se non stessi parlando di noi, del nostro incubo, ma come se stessi raccontando la trama di un film. Mi rendo conto che sono molto più brava ad esprimere i miei sentimenti scrivendo piuttosto che a voce.

Le ho parlato del nostro desiderio di avere un figlio, della scoperta della nostra infertilità, del tentativo di fecondazione assistita fallito… Naturalmente ho dovuto mentire e dire che non abbiamo intenzione di riprovarci, so che non è bello, ma so anche che questa bugia non farà del male a nessuno. Prima che ci abbinino ad un bimbo facciamo in tempo a fare altre dieci PMA… Da quello che ho capito leggendo le esperienze di altre coppie, l’importante è che la donna non rimanga incinta dal momento in cui il giudice non decide di assegnare (che brutto verbo, scusatemi) un bambino alla coppia, il che avviene come minimo un anno dopo la fine degli accertamenti sanitari e psicologici. Se la coppia riesce ad avere un figlio, in modo naturale o tramite PMA, prima, l’unica cosa che si può rimproverare è quella di aver fatto perdere del tempo agli assistenti sociali.

Durante il colloquio avrei voluto dire molto di più, ma temevo di dilungarmi troppo. Spero di avere la possibilità di approfondire il discorso durante i prossimi incontri.

Poi abbiamo parlato del percorso adozione, di quello che comporta, abbiamo raccontato dei nostri amici che sono stati adottati e delle difficoltà che sappiamo di dover affrontare.

Il colloquio è durato circa un’ora e dopo l’imbarazzo iniziale direi che è stato abbastanza piacevole. Il prossimo passo sarà quello di partecipare al corso, della durata di quattro incontri settimanali di quattro ore ciascuno. Inizieremo il corso giovedì 13 settembre. Da quello che mi ha detto la mia collega che ha da poco adottato una bimba, questi incontri sono piuttosto impegnativi. Ma io sono molto agguerrita, e cercherò di non farmi incutere timore!

Marito non è molto convinto dell’adozione, e spera che la prossima PMA vada bene… Io ho sempre desiderato adottare, ma la lunghezza e la difficoltà di questo percorso mi fanno paura. Avevo sempre pensato di affrontare questa strada in maniera diversa, dopo aver già avuto un figlio in maniera “naturale”, e non così, non quest’ansia, non con questa rabbia… Perciò anch’io non posso che sperare che la prossima PMA vada bene.

Ma devo ammettere che l’adozione sarebbe una cosa meravigliosa. L’adozione non sarebbe un brutto destino… Più lungo, complicato, estenuante, ma non brutto, anzi…

Io vorrei soltanto sapere. Vorrei soltanto sapere qual è la nostra strada. Non vedo l’ora di sottopormi alla prossima PMA. Voglio conoscere il mio futuro. E, a questo punto, non mi importa neppure se andrà bene o andrà male. Io voglio soltanto sapere. Sapere se il mio destino è quello di diventare una madre naturale oppure adottiva. Sapere quale percorso dovrò scegliere. Perché non sono io a decidere, ma il destino.

A proposito di PMA. Ci siamo quasi. Tra tre settimane circa inizieremo il nostro secondo tentativo. Avevate proprio ragione… Questi tre mesi sono passati in un batter d’occhio!

Sabato 8 settembre abbiamo appuntamento presso il centro PMA di Reggio Emilia, dove abbiamo fatto la prima ICSI a giugno, per farci consegnare il nuovo piano terapeutico. Questa volta so che mi prescriveranno una dose maggiore di ormoni fin dall’inizio, dato che la prima volta le mie ovaie non hanno risposto molto bene ad un dosaggio basso. Ora che mi sono liberata degli ormoni che avevo in corpo, che in vacanza mi sono – relativamente – riposata, mi sento pronta a ricominciare. Non vedo l’ora.

Avere un figlio “proprio” e adottare sono due esperienze diverse. Dopo il trauma iniziale – che una coppia vive in entrambi i casi – però, le due strade si intrecciano. E inseguono lo stesso obiettivo: crescere una piccola creatura con amore. A me non importa in che modo avrò mio figlio. Voglio soltanto sapere. Sono solita programmare tutto – le vacanze, i week end, i pasti – in modo maniacale. E questo non sapere mi mette un’ansia terribile.  Sarò una mamma di pancia, oppure di cuore? Mi sento pronta in entrambi i casi. Ma voglio sapere!