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Chissà che freddo, poverini…

Prima di tutto vi ringrazio per il vostro sostegno e i vostri consigli. Anche se dolorante, sono ancora viva!

Ho la perenne sensazione di avere un enorme pallone pieno d’acqua nella pancia… Ho passato una notte orribile, oltre ai dolori alla pancia è arrivata pure la nausea. Io purtroppo ho lo stomaco molto delicato e alla sera dovrei stare leggera. Ma la ginecologa mi ha detto di seguire una dieta iperproteica, perciò ieri sera avevo mangiato tanta carne… Che, evidentemente, non ho digerito, e  tutte le mie belle proteine sono finte nel water, durante le due o tre ore, adesso non ricordo, che ho passato chiusa in bagno. Quando sono tornata a letto naturalmente non sono riuscita a chiudere occhio, perché i dolori alla pancia erano aumentati e in qualunque posizione mi mettessi sentivo dei crampi atroci.

Oggi non è andata molto meglio… Ho ancora lo stomaco in subbuglio e, nonostante abbia fame (oh, a non fare niente tutto il giorno viene appetito!), non riesco a mangiare nulla perché ho sempre la sensazione di dover rimettere. Bleah. Non riesco a stare stesa perciò non ho potuto neppure recuperare il sonno perduto. Sto bene soltanto seduta qui, davanti al computer, ma non posso mica passare le mie giornate così! Ogni tanto vorrei anche dormire…

Alla fine domenica non sono andata in ospedale, ho cercato di resistere sapendo che il giorno dopo avrei visto la ginecologa.

Ieri mattina, come programmato, Marito mi ha accompagnato al centro PMA, pronta per il transfer, attrezzata con la camicia da notte, le mie bellissime (?) pantofole e il libretto degli assegni per pagare la parcella per la nostra ricerca della felicità.
Niente di tutto questo mi è servito. Sinceramente sono felice solo di non aver usato il libretto degli assegni…
Eravamo emozionati ed io cercavo con tutte le mie forze di autoconvincermi che stavo meglio… Anche se non era così.

Quando siamo arrivati abbiamo parlato prima di tutto con la biologa, che ci ha detto che in realtà non sono sei gli embrioni arrivati a blastocisti, ma ben otto, ovvero tutti quelli che si erano formati inizialmente. I due embrioni che aveva dato per spacciati erano sopravvissuti. Marito era molto orgoglioso di sé, soprattutto perché gli avevo detto che la letteratura scientifica dice che solo una piccola percentuale di embrioni che sono belli in terza giornata arrivano fino a quello stadio… Insomma, siamo da record!
Ora Marito si aspetta che da un momento all’altro arrivi il giudice Frigatti a mettergli una medaglia attorno al pistolino… Ok, no comment.

La biologa poi mi ha chiesto come mi sentissi, e io le ho parlato dei miei dolori… Lei ha cominciato a dire che avremmo dovuto rimandare il transfer, al che ho scosso la testa e ho detto: “No, no, ma oggi sto benissimo!”

Ovviamente non mi ha creduta… Non sono una brava attrice, in effetti.

Poi abbiamo parlato anche con la ginecologa, che non ha voluto sentire ragioni, e mi ha detto che avrebbero congelato gli embrioni per poi procedere con il transfer il mese prossimo. Mi ha spiegato che avrei corso un grosso rischio, perché se fosse iniziata una gravidanza il mio corpo avrebbe prodotto ulteriori ormoni e l’iperstimolazione si sarebbe aggravata, con probabile ricovero in ospedale.

Ok, ovviamente io non ho alcuna intenzione di stare male, mi bastano i dolori che ho adesso, però mi dispiace molto, anche se capisco che è stata la scelta più saggia.

Ora i nostri “bimbi” sono stati congelati e purtroppo so che, quando li scongeleranno, una parte di loro non ce la farà (ma, chissà, magari batteremo pure questo record!). Spero solo che la qualità di quelli rimanenti sia buona, che tutto vada bene e che finalmente questa storia finisca. Devo dire la verità, dopo quello che sto patendo in questi giorni non so se avrei il coraggio di affrontare un’altra stimolazione, a meno che non mi venga assicurato nero su bianco che non ci saranno effetti collaterali!

La ginecologa mi ha detto che i dolori dovrebbero passare una volta che mi arrivano le mestruazioni… E lo spero bene, non ne posso più di dovermi fare aiutare anche per alzarmi dal divano! Spero che le Malefiche arrivino il prima possibile, anche perché non vedo l’ora di sapere quando finalmente faremo ‘sto benedetto transfer!
Un’altra attesa… A volte sembra che il destino si diverta a tormentarmi!

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Lo sapevo, non dovevo guardare su Google!

Tutto sembrava procedere per il meglio.

Tredici ovociti. Che bellezza! Oggi la biologa mi ha chiamato per dirmi che si sono formati sei embrioni buoni. Abbiamo programmato il transfer per lunedì, quando gli embrioni saranno arrivati allo stadio di blastocisti. Benissimo, no?

Sì, ma… C’è sempre un “ma”. Mercoledì, tornata a casa dopo il pick up, ho cominciato ad avvertire un leggero dolore alla pancia che è durato per tutto il giorno, per poi peggiorare giovedì. Mi sono detta che sicuramente era normale, visto che mi avevano inserito un ago nelle ovaie e rovistato dentro per bene… Ieri il dolore ha cominciato a peggiorare. Sentivo dei crampi insopportabili alla pancia, mi sembrava di essere gonfissima e a volte faticavo a respirare. Oggi è ancora peggio. Non riesco neppure a muovermi. Sto sempre seduta oppure sdraiata sul letto o sul divano, e non appena mi alzo o mi muovo di un centimetro sento mille dolori. Sono talmente gonfia che mi sembra di essere già incinta…

Marito mi ha dato della scema per non aver avvertito subito la ginecologa. Ma io credevo che fossero dolori normali e passeggeri… Stamattina, quando la biologa mi ha chiamato per darmi la bella notizia, le ho parlato di quello che mi sta succedendo, e lei mi ha detto, con mia grande sorpresa, che sono andata in iperstimolazione. Io credevo che questo potesse accadere soltanto durante l’assunzione di Gonal, e invece può succedere anche dopo il pick up. Mi ha consigliato di bere molto, soprattutto Gatorade, e assumere tante proteine.

L’iperstimolazione è un effetto collaterale abbastanza raro, che però diventa più comune nelle donne giovani come me che subiscono una terapia ormonale. Proprio quando le cose stavano andando così bene, mi deve capitare un guaio del genere!

Ho cercato di resistere tutto il giorno alla tentazione di cercare sintomi, cure e informazioni sull’iperstimolazione su internet. La rete è molto utile, ma a volte affidarsi troppo alle notizie che si trovano sui siti rischia di mandarti nel panico. Dieci minuti fa ho ceduto, e ho cercato “iperstimolazione” su Google.

Ora sono convinta di essere prossima alla morte.

Da Cerco un Bimbo:

L’assunzione di gonadotropine, in particolare di FSH, può causare lo sviluppo un numero eccessivo di follicoli che portano le ovaie a ingrossarsi troppo, scatenando – con un meccanismo ancora non del tutto chiaro – una serie di problemi a catena: se l’iperstimolazione peggiora, all’ingrossamento delle ovaie (che possono raggiungere anche i 15-20 cm di diametro nei casi molto gravi!) segue una ascite, cioè un accumulo di liquido nell’addome, a volte accompagnata da versamenti nei polmoni e nel cuore; il sangue si addensa e lo squilibrio elettrolitico si altera, arrivando a causare complicazioni respiratorie, cardiache, epatiche e renali che, se non trattate adeguatamente in ospedale, possono portare anche alla morte.

Il problema è che la ginecologa non ha neppure voluto vedermi per farmi un’ecografia, perciò non si può sapere quanto sia grave la situazione. Sui forum ho letto di donne che non riuscivano neppure a respirare e sono state ricoverate; io non sono ancora a questo punto, ma ogni ora che passa mi sento sempre peggio.

Ho paura di stare male, ho paura di non riuscire a fare il transfer e, conoscendomi, testarda come sono, lunedì fingerò di stare bene per farmi comunque trasferire gli embrioni, e se la gravidanza non dovesse iniziare o dovesse complicarsi a causa dell’iperstimolazione…?

Ma porca miseria, possibile che non ne vada bene una?

Sto bevendo talmente tanto che non faccio altro che fare pipì (e ogni volta che vado in bagno i dolori aumentano), e stasera e domani mi mangerò una bella fetta di carne (e pensare che volevo tornare ad essere vegetariana… sigh), sperando che la situazione migliori…

Se domattina sto ancora così, o se dovessi peggiorare, andrò al pronto soccorso per farmi fare un’ecografia. Vorrei evitare che mi scoppiassero le ovaie da un momento all’altro.

Sempre che non muoia nel sonno… O__O

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Il pick up 2 – Chi l’ha detto che il numero 13 porta male?

Premetto che quella che sta scrivendo non è Eva, la vostra blogger prediletta (?), ma il suo fantasma. Dopo tutte le emozioni di oggi, una notte piena di incubi, un’anestesia generale e un pisolino pomeridiano di tre ore circa, e il bicchierone di prosecco che mi sto scolando in questo momento dopo due settimane passate a ubriacarmi di ormoni e succhi di frutta… Direi che sono più di là che di qua. Ma, nonostante questo, avevo voglia di raccontarvi quello che è successo oggi. Un altro piccolo ma importante passo è stato fatto. Un piccolo passo per Eva, un grande passo per la PMA.

Sveglia ore 6.15 dopo una notte passata a sognare ovociti e spermatozoi che si rincorrevano in una provetta (e non ho neanche mangiato pesante ieri, eh). A differenza dell’altra volta, non mi sono lasciata prendere dal panico e non ho litigato di proposito con Marito per sfogare la mia ansia, come spesso faccio (poveretto). L’ho persino lasciato dormire a letto senza cacciarlo sul divano, pensate un po’ quanto sono buona.

Arrivata in clinica alle 8, mi hanno fatto sistemare nella mia camera e ho fatto la conoscenza dell’anestesista, un altro medico rispetto alla scorsa volta, un uomo sui sessant’anni simpatico e che mi ha fatto ridere facendo qualche battuta. Mi sentivo tranquilla, dentro di me continuavo a ripetermi “Dai, Eva, dai che ce la fai, questa volta non urlare e non farti compatire, in fondo ti devono fare solo un paio di punture!”
Ah, i buoni propositi… Nella nostra mente suonano sempre molto bene, vero? Peccato che poi, davanti alla realtà, le cose siano ben diverse…! Non appena il medico mi ha preso il braccio per inserirmi l’ago, ho cominciato a dare di matto… Purtroppo le mie vene non sono molto visibili (infatti anche quando vado a donare il sangue è una tragedia), perciò me l’ha dovuto inserire nel polso, dove fa un male atroce (ok, atroce forse è esagerato, però fa abbastanza male!). Ho stretto talmente tanto la mano di Marito che, quasi quasi, ha urlato più lui di me dal dolore.

Poi è stata la volta della puntura di antibiotico sul sedere… L’infermiera, la stessa dell’altra volta, per fortuna è abbastanza comprensiva e paziente, perciò non si è lamentata davanti ai miei capricci… E non ha fiatato mentre sfoggiavo il mio repertorio di parolacce. Oh, non so che farci, le punture mi fanno paura (tranne quelle sulla pancia, sarà perché ormai mi sono abituata?).

Verso le dieci mi hanno fatta entrare in sala operatoria, ma prima mi hanno fatto indossare la cuffia e i copri piedi in plastica… I medici si sono dovuti sorbire le mie solite battutine sul favoloso e sexy outfit.
E poi, via!, a gambe all’aria sul lettino… Ormai non mi vergogno più di nulla, devo ammettere. Ho raccontato al medico che la prima volta avevo cercato di resistere all’anestesia… Lui si è messo a ridere… Poi mi ha iniettato il solito liquido color latte e… Stavolta non ho avuto neppure bisogno di contare fino a dieci, mi sono addormentata subito come una bimba.

Da quello che mi hanno detto il pick up è durato circa una ventina di minuti. Mi sono svegliata sentendo qualcuno (un medico? L’infermiera? O Marito? Non lo so!) che continuava a ripetere il numero “tredici”… Io non capivo se stavo ancora sognando o se ero tornata alla realtà…
“Tredici? Tredici che?”
“Tredici ovociti!”
Ho sorriso come un ebete… Dopo pochi minuti, rientrata in camera, mi sono girata verso la persona al mio fianco (di nuovo, non ricordo chi fosse) e ho chiesto:
“Allora? Quanti?”
“Tredici… Tredici ovociti!”
Di nuovo lo stesso sorriso idiota…
Passa ancora qualche minuto (ma potevano anche essere secondi, chi lo sa) e comincio a capire di essere tornata alla realtà… Al che mi giro e chiedo a Marito (questa volta sono sicura che fosse lui!): “Ma… Allora… Quanti??” (dentro di me qualcosa mi diceva che lo sapevo già, ma non ne ero totalmente convinta!)
“Tredici! Te l’abbiamo detto già mille volte!”
“Ma davvero??”
“Sì, sì… Tredici!”
Sorriso ebete…
“Ma è meraviglioso!!”

Quando mi sono ripresa del tutto (sì, insomma, quando ho ricordato chi ero, cosa ci facevo lì ed ero riuscita a memorizzare il fantastico numero tredici), la biologa è venuta a parlarci. Sembrava molto soddisfatta della situazione, dato che la prima volta avevo prodotto solo tre miseri ovociti. Purtroppo gli spermini di Marito sono calati ancora… Erano solo centomila questa volta (ammazza che miseria, e gli altri che fine han fatto, il padron Pene li ha messi in cassa integrazione??), ma la dottoressa spera di riuscire a trovarne tredici abbastanza vitali e mobili per riuscire a fecondare i miei ovetti. Certo che ci deve riuscire, altrimenti le stacco la testa a morsi.

Visto che questa volta la situazione è decisamente migliore, probabilmente riusciremo a ottenere diversi embrioni e potremo anche, forse, congelarne qualcuno per un eventuale futuro tentativo. La percentuale di fecondazione non è mai del 100%, ma del 60% o 80% (dipende dalla qualità della materia prima), perciò prevedo che avremo dai 7 ai 10 embrioni… Un’enormità! Se la situazione dovesse essere questa, la biologa ha detto che faremo il transfer non il terzo giorno (come l’altra volta), ma il quinto, quando gli embrioni raggiungo lo stadio di blastocisti. La dottoressa mi ha spiegato che solo gli embrioni migliori e più forti resistono in provetta fino al quinto giorno, per questo la prima volta me li hanno trasferiti subito al terzo giorno. Visto che ne erano stati prodotti solo due, se avessero aspettato il quinto giorno c’era il rischio che non ci fosse nulla da trasferire… Invece ora, con tutta questa abbondanza, potremmo persino permetterci di aspettare! Mentre la biologa ci spiegava tutto quanto, nella mia testa sentivo la musichetta di “Eye of the Tiger” e mi immaginavo degli embrioni in stile Rocky che combattono uno contro l’altro per decidere chi è il più forte… (effetto dell’anestesia…).

Per fortuna questa volta non ho patito un gran mal di pancia, anche perché subito dopo il pick up mi sono drogata con il Moment che mi ero portata (volevo evitare l’ennesima puntura per farmi somministare l’antidolorifico). Poi mi è venuta una gran fame, verso le undici Marito mi ha portato un bel cappuccino e un cornetto al cioccolato (slurp) e quando mi hanno dimessa, verso le 13, siamo andati a festeggiare i nostri ovetti con una bella pizza.
Una volta tornata a casa mi sono buttata sul letto pensando “vediamo se riesco a dormire un po’…”
Mi sono risvegliata tre ore dopo soltanto perché uno dei miei cagnoloni mi ha leccato la faccia…

Sono a casa dal lavoro almeno fino al 12 novembre. Non so come farò a sopportare l’attesa… Venerdì devo chiamare la biologa per sapere quanti embrioni sono riusciti ad ottenere (e, di conseguenza, quando faremo il transfer)… E già questa mi sembra un’attesa infinita! Dovrò attrezzarmi con tanti libri e buoni film per sopportare le due settimane post transfer!

E anche voi, ovviamente… Preparatevi a sopportarmi! 😉

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Il mio posto nel mondo

Sono pronta. Domani è il giorno del pick up.

Almeno, la ginecologa dice che sono pronta. Non vedevo l’ora che questo giorno arrivasse, e ora ho paura. Ma non posso tirarmi indietro. Non voglio, soprattutto.

Io faccio sempre così. Mi mostro calma e serena, quasi fredda, apatica. Scherzo, rido, interpreto la parte di quella forte, della guerriera che può affrontare tutto, che non ha paura di niente. Solo quando poi mi trovo realmente davanti alla prova che devo superare comincio a capire davvero cosa sta accadendo.

Ma non è di questo che voglio parlare, ora. Domani avrò tutto il tempo per sfogarmi e raccontarvi di come mi sono fatta nuovamente compatire urlando davanti ai medici…

Ora vorrei condividere con voi un post che ho scritto qualche giorno fa e che finora non avevo trovato il tempo di pubblicare.

 

La domanda che mi sento porre più spesso dalle poche persone a cui ho parlato dei nostri tentativi di PMA è: “Come mai hai tanta fretta di avere un figlio?”
Non mi chiedono perché io desideri un bambino, che sarebbe una domanda più che lecita. No. Mi domandano perché lo voglia ora. E questo mi fa girare le ovaie a mille.

Dall’atteggiamento di queste persone ho capito una cosa importante. La maggior parte della gente ritiene che avere un figlio sia un fatto naturale, istintivo, non un desiderio d’amore, ma un compito che si deve alla società, a cui assolvere dopo aver, possibilmente, goduto appieno della propria vita. Ovvero, dopo essersi divertiti alla grande, aver viaggiato tanto, fatto esperienze nuove e magari aver intrapreso una carriera lavorativa. Infatti mi sono anche sentita chiedere, da un’amica che sa che a novembre i miei genitori andranno alle Mauritius, perché non abbia deciso di rimandare la PMA e approfittarne per andare via con loro… Come se una vacanza fosse più importante di un figlio! Come se avere un bambino non potesse essere un desiderio, ma soltanto un obbligo a cui ci tocca adempiere perché costretti dall’istinto o dalla società. Come se un figlio non fosse la vita, ma una scocciatura, come se una vacanza, o la carriera, o il divertimento fossero i veri piaceri dell’esistenza umana.

Magari per qualcuno è così. Se sta bene a loro, sta bene anche a me. Ma per me è diverso.

Perché voglio tanto un figlio?

Nella mia vita mi sono sempre sentita fuori posto. Prima di tutto nella mia squilibrata famiglia. Ed è a causa dell’anaffettività dei miei genitori che mi sono sempre sentita molto sola, diffidente, spesso incapace di stringere legami. Ho dovuto leggere numerose ricerche mediche e subire anni di psicanalisi prima di capirlo… Ma ora, finalmente, ce l’ho fatta. Ho capito che tutti i miei fallimenti sono stati in gran parte causati da quello che ho passato nella prima, delicatissima fase della vita. La psicologa dice che, con un vissuto come il mio, avrei potuto facilmente imboccare la strada sbagliata, diventare a mia volta una persona squilibrata, addirittura finire nel tunnel della droga o diventare aggressiva. La rabbia c’è, non lo nego, ma il desiderio di trasformala in amore, anziché essere risucchiata dall’ira, è più grande.

Non mi sento mai al posto giusto. Mi sento sempre diversa. A volte migliore, ma spesso peggiore degli altri. Ho perennemente paura di sbagliare, di essere fraintesa, di non essere amata. Faccio di tutto per essere accettata dagli altri, per avere una briciola di affetto. Ma questo non mi aiuta ad ottenere amore, ma mi mostra come una persona insicura e anche un po’ pirla.

Sono sempre stata esclusa, incompresa, non amata. Prima di tutto dai miei genitori, che mi hanno sempre detto che sono un’ingrata e un fallimento, dalle coetanee che da ragazzina mi escludevano perché dicevano che ero strana, e dalle attuali amicizie che si ricordano di me soltanto per Natale e il giorno del mio compleanno.

Le difficoltà sul lavoro, i litigi con i miei genitori, il matrimonio, la PMA, sono tutte grandi prove che ho dovuto affrontare da sola. Certo, ho Marito al mio fianco, ma a volte sarebbe bello avere una mamma da cui farsi coccolare o un’amica pronta a correre da te quando stai male.

Sarebbe bello. Ma, a dire il vero, forse in fondo al cuore non è che mi importi più di tanto.

A volte penso che l’unico modo per sentirmi finalmente al mio posto sia diventare madre.

Questa affermazione, detta da una femminista come me, può sembrare alquanto paradossale. Ma è proprio così che mi sento.

Non è che la mia vita sia totalmente vuota, eh. Ho un buon lavoro, ho la passione per la scrittura, ho il volontariato. E anche l’amore non mi manca. So che Marito mi ama e sono certa che staremo insieme per sempre, e ho i miei cani che mi donano ogni giorno un affetto puro e disinteressato. E gli amici… Le rare volte in cui sono, sanno darmi affetto anche loro. Non è un affetto sui cui io possa contare, ma è meglio di niente.

Non ho nessuna intenzione di avere un figlio per riversare su di lui tutta la mia frustrazione, i miei sogni non realizzati, per avere una rivincita attraverso di lui, o per assicurarmi un “bastone” per la vecchiaia… No, ve lo assicuro. Non importa se mio figlio sarà un genio oppure un asino, o semplicemente mediocre, non importa se sarà bello o brutto, non importa neppure se mi vorrà bene o se mi vedrà come una rompiballe. E non mi interessa neanche se a vent’anni dovesse decidere di lasciare l’Italia per trasferirsi dall’altra parte del mondo.

Dal momento in cui darò alla luce mio figlio, io non mi sentirò più sola. Non sarò più sola. Troverò finalmente quel legame che ho sempre desiderato. Un legame indissolubile, qualsiasi cosa accada. Io ho bisogno di quel legame. Ho bisogno di sapere che in questo mondo c’è qualcuno legato a me, per sempre.
E solo un figlio ti può dare quella certezza. Non mi sentirò più inutile, un fallimento. Avrò una piccola creatura da crescere. Una creatura che avrà bisogno di me. Una creatura da cui non dovrò elemosinare amore, ma che mi amerà a prescindere, perché io gli darò la vita.

Forse penserete che io sia un’egoista, che abbia troppe aspettative verso la maternità… Ma non credo che sia così. Prendete me. Nonostante tutto quello che mia madre mi ha fatto – e vi assicuro che su questo blog ho raccontato solo le parti divertenti – io continuo a tenderle la mano, aspettando – invano – che l’afferri. Continuo a farmi del male, volontariamente, perché una madre e un figlio sono per sempre legati, qualsiasi cosa accada.

Mio figlio avrà da me tutto quello di cui un bambino ha bisogno: amore e protezione. E non importa se non riuscirà a restituirmi lo stesso affetto. Semplicemente donargli il mio amore mi farà sentire bene. Perché finalmente saprò di non stare sprecando le mie energie e il mio cuore per qualcuno che non li merita, per qualcuno che non sa cosa farsene.

Amare è tutto quello che desidero fare. Voglio fare qualcosa di buono. Amare e sapere che il mio amore non è vano.

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Metti in circolo l’ormone

Lunedì le Rosse sono arrivate, accolte da mie grida di giubilo seguite da smorfie di dolore non appena sono iniziati i soliti maledettissimi crampi (grazie Moment, ci sei sempre quando ho bisogno di te).

Come da programma mercoledì, ovvero il terzo giorno del ciclo, ho iniziato le piacevolissime iniezioni sulla pancia, di Gonal F: 150 unità al dì.

Si ringrazia Santo Suocero, detto anche Infermiere Personale, che ogni sera, nonostante il tempaccio, è venuto a casa a farmi le punture. Soltanto ieri Marito ha trovato finalmente il coraggio per bucarmi la pancia, e ce l’ha fatta pure stasera, quindi spero che non dovrà più far scomodare suo padre!

Già dopo essermi fatta la prima dose mi sentivo strana. E’ da due giorni che sento dei dolorini al basso ventre e mi sembra di essere gonfissima. Per non parlare poi dell’umore… Peggiora sempre di più. Cerco di attaccar briga con chiunque incroci il mio campo visivo. Riesco a litigare persino con me stessa. Stanotte ho obbligato Marito a dormire sul divano, urlandogli contro qualcosa… Non ricordo più nemmeno cosa. In confronto a me, una iena affamata sembra un cucciolo affettuoso.

Non so se tutto questo sia dovuto realmente agli ormoni o se si tratti semplicemente un effetto placebo al contrario (grazie a Google ho appena scoperto che esiste un termine per definire questa reazione: effetto nocebo). Può capitare, dopo aver letto e riletto il bugiardino e tutti gli effetti collaterali che riporta….

Non lo so. So soltanto che sto male. Conto i giorni che mi separano dalla prima ecografia di monitoraggio, mercoledì 17. Il mio cuore batte perennemente fortissimo, e non c’è nulla che mi possa distrarre, neppure il cambio del guardaroba, che oggi mi ha tenuta occupata per tutto il pomeriggio (che divertimento).

Avevo deciso che avrei affrontato questo secondo tentativo di PMA con la dovuta calma, senza fare troppi viaggi mentali, senza ansie o speranze eccessive. Ma non ci riesco. Fino a qualche giorno fa mi sentivo veramente così. Ero calma, come se fossi già rassegnata ad un secondo fallimento. Ma più il giorno della prima iniezione si avvicinava, più mi sentivo esaltata. E da quando ho cominciato a bucarmi la pancia, sono emozionata e impaurita come una bambina che sta aspettando il giorno di Natale, ma teme di essere stata troppo cattiva per meritarsi il regalo che ha sempre sognato…

Ci siamo quasi. Tra un mesetto sarà tutto finito. Non ho idea di cosa succederà. E questo mi fa tanta paura. Proverò finalmente quel momento di felicità che ho sempre sognato? O vivrò un nuovo fallimento, nuovi pianti, nuova rabbia? Non me la sento di dire che accetterò con serenità qualsiasi destino. Anche se ho cercato di rimanere con i piedi per terra, ammetto di non poter fare a meno di riporre tante speranze in questo tentativo. Non so come reagirei ad un nuovo fallimento. E’ ancora ben impresso dentro di me il dolore che ho provato solo pochi mesi fa. Non voglio provarlo di nuovo. Non voglio! E quello che mi fa più paura è che io sono totalmente impotente. Non c’è nulla che io possa fare per realizzare il mio sogno. Sono nelle mani dei medici e del biologo. Ma pure loro possono forzare un po’ la Natura, ma non obbligarla a realizzare il mio desiderio. Alla fine, sono nelle mani del destino, o di Dio, o… Del caos. E ad una maniaca del controllo come me, il caos non piace per niente.

Dovrebbero aggiungere un effetto collaterale sul foglietto illustrativo del Gonal: il farmaco può indurre a scrivere post sconclusionati e pessimisti sul proprio blog 😛

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Arrivate o no?!

Mi rendo conto che la mia vita è sempre una perenne attesa, una ricerca di qualcosa che non riesco a raggiungere, almeno non facilmente come (all’apparenza) riescono le altre persone.

Non sono mai stata in grado di vivere e godermi appieno “il momento”. La mia esistenza è scandita da conti alla rovescia. E una volta che il tempo è scaduto, via!, si riparte con un’altra attesa. Quest’anno è stato pieno di attese. Ho trascorso l’inverno e la primavera a contare i giorni che separavano me e Marito da questa o quest’altra visita medica. E poi il conto alla rovescia per l’inizio della PMA, per il trasferimento embrionale, per il test di gravidanza… E quando finalmente credevo di aver finito di aspettare… Ho scoperto che era stata soltanto un’illusione. Non avevo più niente in cui credere, niente da programmare, niente da aspettare, niente in cui sperare!

Il prossimo tentativo di PMA mi sembrava tanto lontano, e invece… Ci siamo. Quasi.

In questi giorni c’è l’ennesima attesa che mi tormenta. Quella delle Malefiche Rosse, il cui arrivo mi permetterà finalmente di capire quando dovrò iniziare il mio amatissimo Gonal. Ne ho ben 5 confezioni in casa… Mi ero scordata che me ne erano avanzate dal primo tentativo e sono andata a prenderne altre all’ospedale – oh, quando la roba è gratis non si sta mica tanto lì a controllare! In realtà non vedo l’ora di tornare in ospedale a restituire le confezioni extra urlando: “Ora non mi servono più!!”

Ho abbastanza elementi a disposizione per dichiarare con certezza quasi assoluta che le Malefiche stanno per arrivare.

L’altra sera, non ricordo neppure per quale motivo, mentre preparavamo la cena ho iniziato ad inveire contro Marito, poi mi sono chiusa in camera e mi sono stesa sul letto a piangere, così, senza sapere perché. Dopo un po’ sono tornata al piano di sotto, ho mangiato come se niente fosse e mi sono messa sul divano con Marito a coccolarlo come se non fosse successo niente.

Stamattina ho preteso che Marito mi accompagnasse in centro a fare shopping. Sentivo di avere assolutamente bisogno di un paio di scarpe nuove. Non appena sono salita in macchina ho deciso che non mi andava più di comprarle e sono stata assalita dal desiderio di andare a pagare l’assicurazione della macchina.

Ah, e quando una delle mie bimbe pelose mi ha messo le zampette addosso, sporcandomi i jeans, io mi sono messa a piangere come una disperata, come se quella macchietta di fango fosse la rovina della mia esistenza… Per poi chiedermi, dopo diversi minuti di delirio: “E se li mettessi in lavatrice, ‘sti cazzo di jeans?”

Insomma, direi che ci siamo. Aggiungo che la mia faccia al momento sembra quella di un’adolescente, mi spuntano brufoli a go-go, come mi accade sempre tra l’ovulazione e l’arrivo delle MR (ma ora la situazione è persino peggio del solito – effetto collaterale dell’Enantone?)

Eppure non arrivano. Dai, su, muovetevi! Voglio vedere il sangue (bleah), voglio sentire i crampi, voglio rotolarmi dal dolore, ma, soprattutto, voglio iniziare ‘ste cavolo di punture! Non vedo l’ora di guardare Marito sudare freddo mentre tiene tra le mani tremanti la siringa per bucarmi la pancia!

Voglio ancora andare fuori di testa per colpa degli ormoni, voglio vedere quei puntini luminosi che entrano nel mio corpo, voglio sperare, voglio contare i giorni che mi separano dal test di gravidanza, voglio ridere ed essere felice vedendolo positivo, voglio che questa volta la felicità duri per sempre, e non per 72 ore…!

Insomma, mi risulta un po’ difficile fare dei conti alla rovescia se NON SO da quando farlo partire, ‘sto benedetto conto. Quindi, per favore, non tiratevela troppo e arrivate al più presto. Lo so, lo so che di solito vi prego di non arrivare, ma cercate di capire che ora la situazione è diversa. Tanto sono consapevole di non poter rimanere incinta naturalmente, lo so che prima o poi arriverete, perciò cercate di non farvi attendere troppo, ok? Dai, che qua c’è qualcuno che ha voglia di bucarsi. Sono in crisi di astinenza da Gonal. Altro che “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” o “Trainspotting”. Dovrebbero fare un film sulle donne dipendenti da ormoni.