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Rinascere.
Mi piace la Pasqua. Amo ciò che rappresenta, e amo i ricordi che fa riaffiorare alla mia mente.
La Pasqua rappresenta una data molto importante, per me.
Era la Vigilia di Pasqua quando ho incontrato Marito, quindici anni fa.
Era Pasqua del 2013 quando la Messa di un prete speciale mi portò ad esprimere, così, da un momento all’altro, come se fossi stata folgorata da un fulmine benevolo, un desiderio.
Se fossi mai riuscita ad avere un bimbo, mi sarebbe piaciuto sposarmi in quella stessa chiesa, e farlo battezzare nello stesso giorno…
Chi avrebbe mai detto che, solo due anni più tardi, l’avrei fatto veramente?
Se ti pago, puoi essere una mamma?
Nella mia vita ne ho passate di tutti i colori. Spesso mi sono sentita sola, immensamente sola. Anzi, non era semplicemente una sensazione: era davvero così. Ho allontanato gli amici, sono stata allontanata da amici, ho trascorso interi anni senza parlare con un’anima viva. I genitori dovrebbero essere le uniche persone che ti rimangono sempre accanto, l’unica certezza della vita, ciò che ti sostiene quando stai per cadere… Ma io non ho mai avuto questa certezza, e sono sempre caduta rovinosamente. Mi sono sempre fatta male, ma mi sono sempre rialzata. Ho dovuto imparare a farlo con le mie forze, ed ogni volta, dopo ogni caduta, mi sono sentita un po’ più sola.
In questo periodo avrei bisogno dei miei genitori più che mai. Ma loro non ci sono. Non sanno niente di quello che mi sta accadendo. Non ho detto loro nulla. E come avrei potuto? Sono troppo impegnati a litigare come adolescenti, ad addossarmi la colpa delle loro vite infelici, a dirmi che sono una figlia cattiva, che non sono riconoscente per tutto quello che hanno fatto per me…
Ieri sera sono stata mezz’ora al telefono con mia madre per aiutarla ad iscriversi a Facebook. Dopo la storia del divorzio lei vuole a tutti i costi crearsi un profilo per ripicca verso mio padre, perché lui è iscritto da tre anni. Questa mattina mi ha richiamato, disperata, perché non era riuscita a completare l’iscrizione.
“Mi sta venendo un esaurimento nervoso!” ha urlato. “Non è possibile che io non ci riesca! Tuo padre è iscritto da anni, ora voglio esserci anch’io! Se ti pago, vieni qui ad aiutarmi?”
Se ti pago… Certo, mia madre ha sempre pensato che i soldi possano risolvere tutto. Se ti pago, potresti essere una mamma, anche solo per un giorno?
Fino a quel momento ero riuscita a mantenere la calma, dal giorno in cui mi ha spaventato dicendo che voleva chiedere il divorzio ho messo da parte il mio rancore verso di lei, l’ho aiutata, ascoltata parlare di amanti e scopate, mi sono sentita dare indirettamente della puttana, l’ho sostenuta come una madre dovrebbe fare con la propria figlia… Ma quelle parole non sono riuscita a sopportarle. Mentre urlava che le stava venendo un esaurimento perché non riusciva ad iscriversi a Facebook, io ero seduta alla mia scrivania, circondata da pile di analisi del sangue, biopsie, pap test, spermiogrammi… Mi è andato il sangue al cervello, non ci ho visto più, le ho urlato un bel “vaffanculo” e le ho chiuso il telefono in faccia.
Qualche ora dopo mia madre ha chiamato Marito per dirgli che sono veramente una gran maleducata e cattiva, e che comunque alla fine ce l’ha fatta. Si è iscritta a Facebook e non vede l’ora che io guardi il suo profilo, perché sa che rimarrò scandalizzata dalla foto un po’ osé che ha messo.
Brava, mamma. Magari quando avrò scoperto se ho un tumore, o una displasia, o per quale cazzo di motivo il mio utero non sta bene, e dopo che avrò scoperto se esiste un rimedio per curare gli spermini strani di mio marito, forse allora troverò il tempo per guardare il tuo profilo su Facebook. E, comunque, dopo essermi sentita dire che potrei generare un mostro, dopo aver ascoltato un infermiere parlarmi delle sue avventure sessuali e dopo aver sanguinato una settimana a causa della biopsia, beh, niente mi può più scandalizzare. Mi dispiace, mamma. So che ti piace provocarmi, irritarmi, imbarazzarmi, ma… Ora ho imparato a cadere.
Con questo post vi auguro una buona Pasqua, e, da convinta animalista, nonché credente (seppur non praticante, non nel senso che tutti danno a questa parola), mi permetto di pregarvi di leggere questo articolo, dove viene spiegato perché NON mangiare carne di agnello (ma neanche di vitello o altri cuccioli), né per Pasqua, né in altre occasioni.
Dato che suppongo che questo blog sia visitato soprattutto da mamme/papà o aspiranti tali, penso che a nessuno di voi, riflettendoci un attimo, possa piacere l’idea di mangiare un cucciolo strappato a pochi giorni di vita dalla sua mamma… Cucciolo che, prima di arrivare nella vostra cucina, è stato trasportato in camion stipato insieme ad altri animali innocenti, e a cui magari sono state rotte le zampe per immobilizzarlo… Cucciolo che è stato macellato tra atroci sofferenze. Cucciolo che è molto simile all’essere umano per quanto riguarda percezione della sofferenza ed emozioni. Inoltre, questo non mi sembra neppure un bel modo per festeggiare il Signore, che ne dite?
Buona Pasqua a tutti voi.