Pubblicato in: infertilità, Riflessioni

Cosa vuol dire essere infertili?

Oggi vorrei spiegarvi cosa significa NON poter avere figli.

Ricevere una diagnosi di infertilità è come vedersi rubare il futuro.

Immaginate di camminare tranquillamente per la strada e ritrovarvi d’un tratto, senza sapere come, senza aver mai sbagliato direzione, sull’orlo di un precipizio.

Una diagnosi di infertilità è una sentenza di infelicità.
Non appena ti senti rivolgere quelle fatidiche parole: “Mi dispiace, lei non può avere figli,” ti senti morire un poco dentro.
Una sensazione che non riuscirai mai a scrollarti di dosso. Di cui il tuo animo resterà per sempre impregnato.

Possono occorrere settimane, mesi, anni, per accettare questa sentenza, e spesso non ci si riesce neanche. Tante sono le coppie che soccombono sotto il peso di questa verità, troppo grande da sopportare, troppo faticosa da combattere.

C’è chi non desidera avere figli. Chi pensava di volerli e, da adulto, cambia idea.
Esiste anche chi, una volta ricevuta una diagnosi di infertilità, si rassegna e decide di non tentare alcuna strada per aggirare la Natura beffarda.

Nessuna di queste persone è dalla parte del torto o della ragione. Ognuna di esse sceglie di seguire il proprio cuore, la propria strada, secondo i propri desideri, aspirazioni, capacità e possibilità.
Non siamo tutti destinati a seguire lo stesso percorso.

E, sapete una cosa? Neanche alla fine dei nostri giorni, guardandoci indietro, potremo sapere se abbiamo preso le scelte giuste. Perché non ci è dato sapere “cosa sarebbe successo se…”
Possiamo solo andare per tentativi, seguendo il nostro cuore. E sperare di imboccare la strada migliore per noi.

E poi ci sono quelle donne e quegli uomini che hanno sempre sognato di diventare genitori, e che non possono permettere che indecifrabili numeri e altisonanti termini medici stampati su un pezzo di carta decretino la fine del loro sogno. Donne e uomini che decidono di lottare, per renderlo realtà.
Un sogno così banale, un sogno che per i più è un semplice desiderio, un progetto, una pianificazione, talvolta persino un “incidente di percorso”…
Il desiderio più naturale, più puro, ciò che ha permesso al genere umano di arrivare fino ad oggi.

Ci sono coppie che decidono di lottare per questo sogno. Nonostante l’infertilità.
L’Amore per quel figlio che non c’è, che ormai esiste solo in sogni spezzati da una diagnosi, è più forte della casuale malvagità della Natura.
L’Amore per quel figlio che non c’è li aiuterà a raccogliere i cocci.

Ci sono diversi modi per diventare genitori, anche quando il destino ha deciso di complicare tutto.
Cure di vario tipo (quando possibile), fecondazione assistita omologa o eterologa, affidamento o adozione…
Essere madre o essere padre non significa semplicemente, per una donna, partorire o, per un uomo, ingravidare una donna fertile…
Le parole “madre” e “padre” significano qualcosa di molto più profondo, qualcosa che non può essere contenuto in confini troppo stretti.
Essere madre e padre (esserli davvero!) è Amore. Come si può confinare l’Amore?

Non esiste una strada giusta o sbagliata per diventare genitore.
Non esistono neppure certezze. Solo tanto dolore, rancore, determinazione e speranza.
Desiderio di donare se stessi a qualcuno che sia “altro” da te, ma che, al contempo, sia parte di te.

L’unica cosa certa è che non esiste una strada semplice.

Non è semplice imbottirsi di ormoni che ti modificano il corpo, l’umore e l’animo. Non è facile accettare che il concepimento di tuo figlio avvenga in una provetta, anziché tra lenzuola di seta, in una notte di luna piena, come avevi sognato.
Non è per niente semplice accettare il “fallimento” del proprio corpo, o di quello del partner, e prendere la decisione di ricorrere alla donazione di ovociti o spermatozooi.

Non è facile dover subire per mesi, per anni, interventi chirurgici, e dover sperare, e poi fallire, e di nuovo sperare e di nuovo fallire, innumerevoli volte, senza sapere se arriverà mai quella giusta.

Non è semplice sopportare mesi di colloqui con gli assistenti sociali, avere a che fare con complicata burocrazia, sostenere spese ingenti, essere psicanalizzati e umiliati da giudici indisponenti, per arrivare ad avere un figlio di cuore.
Non è semplice accogliere un figlio che ha già una storia alle spalle, e dover accettare anch’essa, insieme a lui… Non tutti hanno i mezzi per riuscire a gestirla nel modo migliore.
Tanti sono colore che sarebbero ottimi genitori biologici, ma non di cuore. L’adozione non è per tutti e chi lo crede non ha rispetto per i bambini in attesa di una famiglia!

Non è semplice diventare genitore, quando hai una sentenza di infertilità che incombe sulla tua vita, suoi tuoi sogni.

E, come se non bastasse, a tutto questo si aggiungono i commenti di chi critica le tue scelte. Qualunque esse siano, perché il mondo ha dimenticato l’empatia e l’altruismo, e si diverte molto più ad additarti, a screditarti, a farti affondare, piuttosto che ad abbracciarti o tendere la mano.

C’è chi ritiene la tua infertilità una punizione divina. Chissà di quali atroci crimini ti sei macchiata!

Ti senti chiedere perché sia tanto egoista da ricorrere alla PMA.
“Perché non adotti un bambino? Con tutti gli orfani che ci sono?”

La persona che ti rivolge questa domanda la maggior parte delle volte ha tre figli naturali e rimane incinta con il solo pensiero.
Non capisci perché il tuo desiderio di diventare madre venga considerato egoistico, sporco, mentre il suo… No.
Sarebbe inutile spiegarle che l’adozione non è per tutti. Che non te la senti.
Che desideri il pancione, e non ti ritieni egoista per questo.
Le donne che sfornano figli come conigli si sentano forse in colpa? Egoiste?

Se hai deciso di diventare una mamma di cuore, c’è chi ti spaventa avvertendoti che i figli adottivi sono destinati a diventare dei tossici o dei criminali.
“Ma perché non provi ad averne uno tuo, con tutti i mezzi che la Medicina oggi offre? Ma non ti pentirai di non aver vissuto la gravidanza?”

Sarebbe inutile spiegare al simpatico interlocutore che tu e tuo marito avete impiegato tanto tempo per scegliere questa strada, e ora che ne siete convinti vorreste soltanto incoraggiamento, e non che vi venissero infuse sciocche paure dai soliti tuttologi… Siete già abbastanza spaventati!

Se hai deciso di rinunciare alla maternità, ci sarà chi ti dice che sei un’egoista (eh sì, in qualsiasi modo affronti il suo destino, una donna infertile si sentirà sempre dire che è un’egoista!).
“Perché non combatti per diventare madre? Allora non ci tenevi poi così tanto, ad un figlio…!”

Essere infertile significa vivere con un peso troppo grande sulle spalle, dover affrontare una battaglia che non era stata pianificata, una battaglia che non sei sicura di poter vincere.

Non poter avere figli significa dover avere a che fare quotidianamente con chi pensa di avere la Verità in tasca, e poter giudicare le tue scelte, le tue emozioni, il tuo dolore e il tuo amore.
Senza mai aver provato a indossare i tuoi panni.

Essere infertile significa sentirsi per sempre difettosa, anche se, miracolosamente, quel figlio un giorno dovesse arrivare.
La sensazione di essere “diversa” non sparirà mai, e riaffiorerà nel tuo animo all’ennesimo annuncio di gravidanza, all’ennesimo “È arrivato per caso!”.

Continuerai a chiederti perché quel “caso” non ha mai dato una mano a te…

“L’infertilità colpisce circa il 15% delle coppie con una ripartizione praticamente equa fra donne e uomini, mentre nel 20% dei casi le difficoltà di concepimento sarebbero da collegare a una combinazione di cause relative ad entrambi i partner. Non è indifferente la percentuale (20%) di casi in cui non esiste alcuna causa apparente che possa impedire una gravidanza.”

(fonte: Istituto superiore della Sanità)

Queste coppie sono attorno a noi. A voi.
Ogni volta che affronto l’argomento con qualcuno, scopro che il mio interlocutore ha amici, conoscenti, colleghi o parenti che hanno dovuto affrontare lo spettro dell’infertilità.

Sì, io lo chiamo “spettro”. Perché l’infertilità non si vede.
Le coppie che combattono contro di esso non hanno uno strano marchio sulla loro pelle. Non sono alieni.

Essere infertili non significa essere “diversi”, “strani” o “malati”.
Significa soltanto dover lottare un po’ di più (e forse non riuscire neppure a vincere), per quel sogno che tanti di voi pianificano, rimandano, chiamano “incidente” o, addirittura, “errore”.
E, badate bene, voi avete il diritto di fare tutto questo. Di pianificare, rimandare una gravidanza, rinnegare un figlio arrivato per caso.

Noi abbiamo il diritto di accettare la nostra sentenza, con i nostri tempi, con i nostri modi, e di decidere il modo giusto, per noi, di affrontarla. O di non affrontarla.

Quello che voi non avete il diritto di fare è accusarci, insultarci, additarci.

Vi assicuro che ne abbiamo già abbastanza del fardello che siamo costretti a portarci addosso.

Ecco. Essere infertile significa tutto questo.

Autore:

Perennemente alla ricerca della Vita.

5 pensieri riguardo “Cosa vuol dire essere infertili?

  1. Non avrei saputo spiegare l’infertilità con parole migliori. Le tue mi hanno davvero toccata.

    Accettare l’infertiltà è davvero difficile, io sono ancora abbondantemente in fase di negazione. Non riesco a sopportare la parola “sterile”, la trovo cruda come uno schiaffo in piena faccia. Ma anche la parola “infertile” non è che sia molto meglio. Eppure bisogna farci i conti, mentre tutto il mondo intorno a te sembra fare figli senza problemi.

    Per questo ponte io e mio marito ci siamo concessi un viaggetto. Ho visto più bambini, pance e passeggini negli ultimi giorni di quanto non accada normalmente in mesi e mesi (complice il fatto che non lavoro a contatto col pubblico) ed è dura. Inutile negarlo.
    Anche se guardi i bambini degli altri e sorridi, è dura perché non verranno a casa con te. Anche se guardi le donne incinte intorno a te e ti ripeti che non hai idea di cosa abbiano dovuto passare per arrivare a quella gravidanza, è dura perché quella pancia non è la tua.

    Se poi in questo momento ti stai bombando di ormoni che fanno provare al tuo corpo ogni genere di sintomo, quando sai benissimo che probabilmente alla fine del mese avrai la solita cocente delusione, è ancora più dura.

    Fa bene sapere che ci sono persone come te, che capiscono. Perché in giro ci sono fin troppe persone insensibili che non riflettono prima di aprire la bocca.

    1. Ti ringrazio! Capisco benissimo quello che provi, e ci riesco perché l’ho provato sulla mia pelle per anni. Io mi sforzo per parlare di infertilità, sensibilizzare per me è diventata una specie di missione, però mi rendo conto che una persona che non ha passato queste difficoltà difficilmente potrà capire le donne come noi e tutto quello che dobbiamo affrontare. Per questo è importante che ci ascoltiamo e aiutiamo a vicenda

  2. Grazie per le tue parole.
    Mi sento “bollata” come dici tu, ma allo stesso tempo, provo ancora a sperare che questo “incidente” arrivi sulla nostra strada. Sono stanca, piango in silenzo e mando giù bocconi amari. Non sono solo i tuttologi a farci male, ma anche le persone vicine, che speri possano per affetto, avere un pò più di tatto ed empatia.
    Troveremo la nostra strada. Tra sorrisi ed imprecazioni!

    Vieni a trovarmi: https://sempreattesa.blogspot.com/

  3. Sono approdata sul tuo blog perché cercavo un blog per di “conforto” alla notizia che io e il mio compagno abbiamo ricevuto meno di una settimana fa: lui sterile, io ho le uova di una 50enne (ne ho 40) quindi l’unica possibilità è quella di ricorrere alla fecondazione tramite donazione di spermatozoi e ovuli. Ci è un po’ crollato il mondo addosso, soprattutto al mio compagno, perché si sa che in un mondo come quello in cui viviamo, il maschio pare essere esente da qualsiasi tipo di “problema” e l’accettazione pare risultare più ardua. Ovviamente parlo del mio caso, perché io un po’ me lo sentivo che avevo delle prugne sunsweet al posto delle ovaie… Ma lui.. Lui no. È andato sempre sbandierando la machosità dei suoi spermatozoi a destra e a manca con il risultato che, quando gli ho detto di fare qualche esame per capirci di più, al primo esito di infertilità non c’ha voluto credere e l’ha ripetuto con, ovviamente, lo stessa diagnosi finale. Fatto questo preambolo (scusami se mi sono dilungata) ti vorrei chiedere se tra i tuoi scritti c’è qualcosa che io possa leggere per capire, affrontare la situazione e sentirmi meno sola. Ti ringrazio anticipatamente e ti saluto calorosamente.

    1. Ciao, perdonami per il ritardo con cui ti rispondo e approvo il tuo commento. Prima di tutto, posso capire perfettamente il baratro in cui vi ha gettato questa notizia. Anche noi grossi problemi maschili, anche mio marito non sospettava niente, anzi, credeva che io fossi paranoica nel voler indagare le cause della mancata gravidanza! La nostra situazione era un po’ diversa perché siamo potuti ricorrere alla fecondazione omologa, anche se ci sono voluti ben 4 tentativi per avere il nostro bimbo, immagino che il pensiero di affrontare un’eterologa sia psicologicamente molto diverso. Sicuramente puoi leggere i primi post che ho scritto, datati 2012 e 2013, quando mi sentivo veramente in un burrone. Ti faccio un grosso in bocca al lupo e, se vorrai, scrivimi pure per aggiornarmi o per sfogarti!

I commenti sono chiusi.