Pubblicato in: La mia storia

Ufficialmente in attesa

Venticinque ottobre duemilatredici.
Una data che entra direttamente nella top three delle giornate più importanti della mia vita, insieme a quella della mia nascita e del mio matrimonio.

Venerdì io e Marito abbiamo affrontato l’ultimo e, lasciatemelo dire, più traumatico, passo dell’istruttoria, ovvero il colloquio con il giudice presso il Tribunale per i Minorenni.

Da tre giorni siamo ufficialmente in attesa di nostro figlio.
Che è un po’ come essere incinta, solo che la mia gestazione non durerà nove mesi (magari!), probabilmente molto di più.
Questa attesa potrebbe anche non avere mai una fine. E questa è l’eventualità peggiore che possa immaginare.

Io e Marito siamo arrivati a Bologna alle 8.15 del mattino. Ci siamo fermati un po’ in un bar a fare colazione e verso le 9.30 siamo entrati al Tribunale. La nostra udienza era fissata per le dieci. Nella sala d’attesa (un corridoio, in realtà) erano presenti altre coppie.
Le abbiamo viste entrare nella stanza del giudice, una dopo l’altra… Mentre noi non venivamo chiamati da nessuno.
E’ passata un’ora, poi due, poi TRE… Alle dodici e trenta un giudice ha finalmente chiamato il nostro nome, scusandosi per il ritardo.
Io ero stanca morta per quell’estenuante attesa, e ormai ci vedevo doppio a furia di giocare a Ruzzle e Candy Crush Saga sul cellulare (e tenete conto che mi ero svegliata alle sei per arrivare puntuale).
Siamo entrati in un ufficio. I giudici che ci hanno ricevuto erano due: una donna, tra i cinquanta e sessant’anni di età, e un uomo decisamente più giovane. Durante il colloquio è stato quest’ultimo a prendere appunti per stilare il verbale.

Più o meno, leggendo varie testimonianze sul web, sapevo che ci avrebbero chiesto un resoconto delle nostre disponibilità. E così è stato. Ma non credevo che sarebbe stato un colloquio così impegnativo! Peggio di tutti i colloqui con i servizi sociali messi insieme!

Il grave errore che io e Marito abbiamo commesso è stato quello di non rivedere e ripensare alle disponibilità che avevamo dato in precedenza. E accordarci su una versione che andasse bene per entrambi. Ho peccato di arroganza.
Non è da me presentarmi impreparata ad un appuntamento importante. Pensavo che, visto che avevamo superato positivamente i colloqui con i servizi sociali, anche l’incontro con il giudice sarebbe filato via liscio.

Arrossisco ripensando a tutte le volte che io e Marito siamo rimasti a bocca aperta, stile pesce lesso, quando uno dei due giudici ci ha posto domande inaspettate.

La giudice aveva in mano la relazione che i Servizi Sociali hanno scritto su di noi. Per prima cosa ci ha chiesto se ci era stata letta, e noi abbiamo risposto di sì.

Poi ci ha spiegato che voleva che confermassimo le nostre disponibilità per un eventuale bambino. Ha fatto notare che, secondo la relazione, desideriamo un bambino di fascia zero – tre anni. L’ha detto con un leggero disappunto, e io mi sono sentita in dovere di spiegare che all’inizio ci eravamo dati disponibili per un bimbo fino ai cinque anni, ma che i servizi sociali ci hanno consigliato di abbassare il range d’età perché siamo giovani.

A questo punto è intervenuto il giudice, ed è nata una lunga disquisizione. Non riusciva a capire se l’età era stata decisa da noi o dai servizi. Io ho cercato di fargli comprendere che l’età non è un criterio così importante per noi, che ci possono benissimo chiamare anche per un bimbo di quattro anni, non lo rifiuteremmo di certo!
Lui, però, voleva che esprimessimo una decisione ben precisa per poterla mettere a verbale, e ha cominciato a scaldarsi.
Io non sopporto di parlare con persone agitate. Fanno agitare anche me. Purtroppo, quando sono nervosa, tendo a parlare senza freni. Ho continuato a parlare come una macchinetta, finché lui non mi ha fermato, dicendomi che doveva scrivere tutto quello che stavo dicendo e che non riusciva a starmi dietro.

Io mi sono scusata, e lui per tutta risposta ha assunta un’aria acida, ha proteso davanti la mano e ha cominciato a dire:
“Calma. Stia calma!”
“No, mi scusi, è che non mi ero accorta che stava scrivendo…” ho mormorato.
“Calma!”
“Sì sì, scusi, è che…”
“Calma! Ora scrivo. Poi potrà riprendere a parlare.”
Il bello è che io ero calmissima! E questa assurda scena si è ripetuta diverse volte durante il colloquio… Esistono persone che si innervosiscono facilmente e hanno sempre i nervi a fior di pelle… Il giudice fa parte di questa categoria.

Alla fine abbiamo risolto in questo modo: nel verbale il giudice ha scritto che la nostra disponibilità è 0-3 anni, ma che non diremmo di no ad un abbinamento con un bambino di quattro anni (ha riportato tra virgolette le mie esatte parole). Il che per noi va benissimo.

In seguito siamo passati a parlare del fantomatico BAMBINO IMMAGINARIO.
Di questo argomento abbiamo discusso a lungo con l’assistente sociale e la psicologa. Io e Marito non abbiamo in mente un bimbo immaginario.
Nostro figlio potrebbe essere bianco, nero, rosso, giallo, con i capelli biondi, bruni, ecc. Non ce ne frega niente. Ed è questo che abbiamo tentato di far capire ai giudici. E penso che l’abbiano compreso.

Poi abbiamo parlato delle malattie. Questo argomento è sempre il più ostico da affrontare.
Chi di noi vorrebbe un bambino malato, con un arto amputato, handicappato?
Se io rimanessi incinta naturalmente e scoprissi che mio figlio ha un forte handicap, non abortirei di certo. Lo farei nascere e cercherei di dargli la vita migliore possibile, anche a costo di annullare la mia.
Ma un destino infausto e la SCELTA avere un bambino handicappato… Sono due cose ben diverse.
La relazione dei servizi sociali dice che siamo disponibili ad accogliere un bimbo con handicap lievi, ma non gravi. I giudici, però, volevano che fossimo più precisi. E su questo argomento saremo rimasti almeno mezz’ora.

“Quindi, da quello che ho capito, un bambino che è sulla carrozzina non lo vorreste, giusto?”

Io e Marito abbiamo risposto che no, non ce la sentiremmo. E non ce ne vergogniamo.

Ho capito che è da stupidi dire di “sì” a qualsiasi proposta. Non è realistico. Io e Marito non siamo due supereroi.
Siamo consapevoli che i bambini dati in adozione non possono essere tutti belli, biondi, con gli occhi azzurri e sani come dei pesci, ma accettare qualsiasi patologia possibile ed immaginabile non va bene.
Non ti fa neanche fare bella figura. E’ evidente che chi dice “sì” a tutto vuole solo aumentare le chance di abbinamento, salvo poi incorrere in un fallimento colossale, quando la coppia non riesce a gestire il proprio figlio.

Abbiamo confermato di essere disponibili ad accogliere un bimbo con patologie lievi, ma che non ce la sentiamo di avere un figlio con handicap motori, anche perché la nostra casa è su due piani e il bambino dovrebbe fare le scale per arrivare alla sua cameretta.

Il giudice, però, voleva avere la nostra opinione sugli handicap di fascia “media”. Ovvero quelli non reversibili che però non compromettono l’autonomia.

“E se vi venisse proposto un bambino a cui hanno amputato un braccio? O che ha un gamba più corta dell’altra? O zoppo? Cieco da un occhio? Sordo?”

MA COME CAVOLO SI FA A RISPONDERE A DOMANDE DEL GENERE?
Voglio che al mio bambino manchi una gamba o un braccio? Certo che no! Me la sento di accogliere un bimbo con questi problemi? Sì, può essere….

Non ricordo se abbiamo parlato di queste cose con i servizi sociali. Io e Marito siamo rimasti perplessi, e l’atteggiamento provocatorio del giudice non faceva che agitarmi.
Dopo una lunga disquisizione il giudice ha scritto sul verbale che non siamo sicuri della nostra disponibilità rispetto ad handicap medi, perciò valuteremo caso per caso, se e quando verremo chiamati per un abbinamento.

Io capisco che domande del genere siano necessarie. Il Tribunale deve sapere quali coppie può chiamare nel caso in cui si trovino sotto mano il caso di un bambino con problemi del genere.
Ma anche loro devono capire che rispondere non è così facile. Che le coppie che decidono di adottare sono persone che hanno un passato doloroso alle spalle (la quasi totalità delle coppie che adottano hanno problemi di infertilità), e che vivono un presente altrettanto confuso.

Ci siamo trovati in difficoltà persino a rispondere a quesiti già affrontati con i servizi sociali.
Perché il desiderio matura, cresce, si fa più opprimente, si vorrebbe dire di “sì” anche a situazioni che non si è sicuri di poter affrontare, per la paura che quel figlio non arrivi mai… Ed è difficile anche capire cosa si può e non si può affrontare!
Noi non siamo mai stati genitori, non abbiamo avuto amici o parenti con handicap importanti, sono situazioni che non conosciamo.

Abbiamo poi confermato di non essere disponibili ad accogliere bimbi nati da genitori con malattie psichiatriche gravi o bimbi sieropositivi, ma di accettare bambini che hanno subito maltrattamenti o abusi sessuali. Di questo ne abbiamo parlato a lungo con i servizi sociali.
La giudice a questo punto ci ha chiesto se siamo coscienti dei problemi che potrebbe avere un bimbo che ha subito maltrattamenti di questo tipo, e con il mio lungo discorso spero di averla convinta che sì, ne siamo coscienti.

In seguito siamo passati all’argomento ETNIA e RELIGIONE. I giudici hanno voluto sapere se siamo disposti ad accogliere bambini di qualsiasi etnia, e se avremmo dei problemi nel caso in cui nostro figlio decidesse di seguire una religione diversa dalla nostra. Ho fatto notare loro che non siamo di certo dei fanatici religiosi, e che il colore della pelle non è un problema.
La giudice ha insistito più volte sulla possibilità che ci venga dato in adozione un bimbo rom. E noi le abbiamo confermato che andrebbe benissimo.

Il giudice poi ha voluto conoscere le nostre esperienze in fatto di adozione, e noi le abbiamo raccontato dei nostri conoscenti che hanno adottato, degli amici che sono stati adottati e del nostro volontariato presso la comunità.
Il giudice si è particolarmente interessato a quest’ultimo argomento, e ci ha chiesto se ci siamo affezionati a qualche bambino della comunità in particolare.
Marito ha risposto per primo, e ha detto di essere rimasto colpito da Matteo, un bimbo di nove anni, perché è un gran monello.
Mentre Marito parlava io sono intervenuta per ribadire che sì, Matteo è un bambino molto vivace…
Il giudice si è arrabbiato e mi ha intimato di stare zitta, perché voleva sentire parlare Marito.
E che sarà mai, ho solo fatto un’osservazione!!

Poi si è rivolto a me e mi ha posto la medesima domanda; io ho risposto dicendo di essere rimasta colpita dalla bimba egiziana che durante l’ultima uscita mi abbracciava e mi prendeva per mano.

La giudice infine ci ha chiesto se siamo coscienti che un bambino adottato potrebbe avere dei problemi… Aggressività, apatia, iperattività, comportamenti strani… Le abbiamo risposto di sapere tutto questo e che siamo pronti ad affrontarlo, attraverso la comprensione, il dialogo, l’empatia.

Al termine del colloquio il giudice ci ha riletto il verbale e ce lo ha fatto firmare.
Poi la donna ha dichiarato che da quel momento potevamo considerarci ufficialmente inseriti nella lista.
E che da un momento all’altro possiamo aspettarci di ricevere una telefonata. Le parole che aspettavo di sentire da più di un anno.
MA… Entrambi i giudici ci hanno fatto chiaramente presente che essere chiamati è quasi impossibile.
I bambini disponibili sono pochi, le coppie che desiderano adottare tantissime.
“Probabilmente nei prossimi tre anni non riceverete nessuna chiamata.”
E poi hanno cominciato a spiegarci come dovremo procedere per il rinnovo della domanda.

Ok, sapevo già che sarebbe stato difficile. Ma sentirselo dire in maniera tanto brutale, quasi fosse una certezza, più che una probabilità…
E sentir già parlare di rinnovo…
TRE ANNI DI INUTILE ATTESA DI UNA CHIAMATA CHE SICURAMENTE NON ARRIVERA’…

Mi sono sentita male. Scoraggiata, delusa, amareggiata.

E che mi aspettavo? Cos’altro potevo aspettarmi?

Niente. Eppure quelle parole continuano a risuonare nella mia mente…
“Probabilmente nei prossimi tre anni non riceverete nessuna chiamata.”

E non penso che questa frase sia stata detta perché abbiamo fatto una brutta figura. La relazione dei servizi è buona, il verbale altrettanto, e i giudici che decidono gli abbinamenti non sono gli stessi che fanno i colloqui. Non saranno questi due a decidere se chiamarci o meno per un bambino, non devo temere che i nostri tentennamenti ci abbiano fatto risultare non idonei ai loro occhi.

E’ da venerdì che non faccio altro che pensare, freneticamente, senza darmi pace.

Ero così tranquilla durante il percorso dell’istruttoria, ed ora che finalmente abbiamo finito, anche in maniera positiva direi, mi sento come svuotata, priva di forze. Proprio adesso che le forze mi servirebbero, eccome.

Ma io so perché mi sento così. Finché c’erano colloqui da sostenere, documenti da richiedere, tribunali da chiamare, io mi sentivo parte attiva nella ricerca di mio figlio. Potevo fare qualcosa. Qualcosa di concreto.

Ora questa parte è finita. E non ci resta che aspettare. Una chiamata che quasi sicuramente non arriverà.

E mi sento impotente. La sensazione che detesto di più al mondo.

Ho pensato tanto. Senza arrivare ad una conclusione. Mi sento una stupida, perché sapevo già a cosa stavo andando incontro. Ma non sono più sicura di poterlo sostenere.

Ho pensato di cominciare subito le pratiche anche per l’adozione internazionale. Che è lunga, costosa e poco sicura (per i rischi sanitari), ma almeno è ti da qualche certezza in più. Magari aspetti due o tre anni, ma hai praticamente la certezza di venire, prima o poi, abbinato ad un bambino. Ma abbiamo concordato con i servizi sociali di aspettare un po’ prima di procedere per questa strada, con che faccia potrei presentarmi da loro per dire che abbiamo cambiato idea? Sembreremmo soltanto due ragazzini immaturi e poco decisi.

Io e Marito abbiamo persino ricominciato a parlare di fecondazione assistita. Viva la coerenza, direte voi. E me lo dico pure io.

Ci ho pensato seriamente. A riprovare, intendo. Potremmo. Siamo ancora giovani.
I soldi, in qualche modo, li possiamo trovare. Non c’è nulla che ci trattenga dal riprovare.
Se non il fatto che abbiamo scelto di adottare. Non perché è l’ultima spiaggia, ma perché lo vogliamo.

Io voglio adottare un bambino!
Lo voglio con tutto il mio cuore. E penso che saremmo anche bravi ad accogliere un bimbo. Anzi, molto bravi.

Io lo so, il giudice non lo sa. Per il Tribunale siamo una coppia come molte altre.

E probabilmente non verremo chiamati nei prossimi tre anni.

Il pensiero di riprovare con l’inseminazione mi da il voltastomaco. Immaginarmi mentre mi buco la pancia per iniettarmi il Gonal mi mette tristezza.

Non voglio farlo. E non perché non desideri avere un bambino nato da me. Ma perché abbiamo scelto un’altra strada. Perché penso che l’adozione sia la nostra strada.

Io lo so, il resto del mondo non lo sa. Soprattutto, il giudice non lo sa.

Il pensiero di aspettare per tre anni invano mi getta nel panico.

Certo, sono giovane, e bla bla bla. Ho tutto il tempo che voglio davanti a me.

Quanto mi sono rotta di sentire queste parole.

Quando desideri qualcosa così fortemente, con tutto il cuore, ogni giorno che passa senza aver realizzato il tuo desiderio è un giorno perso.
Che non tornerà mai più indietro.
Certo, mentre aspetto posso cercare ugualmente di godermi la vita, di fare qualcosa di buono con il mio tempo. Ed è quello che sto tentando di fare.

Ma ciò non toglie che il peso di questo desiderio, così grande, che non si realizza, è un macigno che pesa costantemente sul mio cuore, che mi toglie il fiato, che mi impedisce di essere completamente felice.

Autore:

Perennemente alla ricerca della Vita.

27 pensieri riguardo “Ufficialmente in attesa

  1. Sei stata bravissima e sarai una bravissima madre, io lo so! però anche secondo me è il caso di iniziare a pensare all’adozione internazionale. Senza fretta, ma è un’idea da mettere in conto.

  2. cosa ti impedisce di intraprendere entrambe le strade? l’adozione ormai non dipende più da voi,ma perchè non aprire nuovamente la strada della pma?io mi butterei,quando si hanno più possibilità secondo me conviene sfruttarle tutte!

  3. nulla vi vieta di ritentare con la fecondazione assistita, non ci sarebbe niente di male a portare avanti le due strade contemporaneamente se voi ve la sentite. La scelta spetta solo a voi.

  4. Spero di darti un po’ di speranza, nel dirti che mia cugina ha ricevuto la tanto attesa telefonata quando pensava di dover rinnovare la domanda visto che era vicina la scadenza dei tre anni.
    Un grosso in bocca al lupo!!!
    Claudia

  5. io credo che intanto si debba festeggiare. Siete in attesa!!!! E’ un gran passo avanti! Poi te lo dico sempre, tu sai e saprai cosa fare…

  6. Ciao,
    ho letto con attenzione il tuo post: io sarei ottimista!Siete giovani e avete dato una disponibilità piuttosto ampia, per me potrebbero chiamarvi prima di quanto tu pensi.
    Una domanda: sei tu sterile o lo è tuo marito?
    A presto!

  7. Cara, intanto complimenti perchè siete arrivati fin qui, ed è un’impresa grandissima!!! Il colloquio con i giudici è stato terrificante!!!! Sei stata super coraggiosa!!! Poi ora datti un pò di tempo per pensare al da farsi. Anch’io so che i bambini italiani di pochi anni sono pochissimi e che è molto diffiicile essere chiamati per l’adozione nazionale, quindi non credo che i giudici ve l’abbiano detto per scoraggiarvi, ma perchè è la verità. Ora che avete raggiunto questo obiettivo, potete decidere se riprovare con la pma (ma mi sembra che sei molto convinta che non fa per voi) oppure se buttarvi anche sull’internazionale che alla fine dà un risultato più certo. Non credo che se spiegate alle assistenti sociali che durante questo percorso avete capito di voler provare anche con l’internazionale vi giudicherebbero male, anzi!!! Un abbraccio forte forte!!!

  8. Eva, scusa se aggiungo, non avevo letto il tuo post precedente, siete stati bravissimi con i bambini!!! Questa esperienza vi insegnerà tantissimo,e vi sarà utile con il vostro bimbo quando arriverà!!! Io non volevo assolutamente dire che dovevi rinunciare al volontariato perchè non eri in grado, anzi, sei stata bravissima a non cedere alla paura e a riprovare una seconda volta! Io non sarei stata altrettanto tenace, tendo a scappare dalle situazioni che mi mettono in difficoltà… Io ho una grande ammirazione per te e per Marito, credo che siate persone molto mature e coraggiose e meritate più di chiunque altro di riuscire nel vostro sogno!!!

  9. Ciao, Eva, io e mio marito siamo molto più indietro di voi con le pratiche e leggerti (al di là del fatto che adoro come scrivi e te lo dico da “collega”) è stato fin qui molto utile e stimolante.
    Sarai anche giovane, ma di una sensibilità squisita. E sei una roccia! Facciamo il tifo per voi due, fortissimo!

  10. che bello, benvenuti nella grande attesa, quella che ci puo’ cambiare la vita con una telefonata!
    ti auguro che l’attesa sia il piu’ breve possibile!!

    “Il pensiero di riprovare con l’inseminazione mi da il voltastomaco. Immaginarmi mentre mi buco la pancia per iniettarmi il Gonal mi mette tristezza.”
    sottoscrivo a pieno!

  11. Quando mia suocera ha consegnato tutte le carte per l’adozione, è rimasta incinta del suo primo figlio, mio marito ed era da 5 anni che tentavano di averlo!
    Dalle tue parole emerge tutta la vostra consapevolezza nella scelta che avete fatto! Quindi In bocca al lupo a voi per questa avventura…

  12. La tua storia mi ha fatto tornare indietro nel tempo, io , mamma adottiva di una bimba ucraina. Quante delusioni, perdita di speranza, ansie, depressione e cosi’ via. Pensavo di avere fallito dopo 5 o 6 fecondazioni assistite fallite miseramente/ poi mi son buttata sull’adozione, 4 anni di alti e bassi, litigi co l’associazione che ci ha aiutato, poi finalmente nel 2004 siamo partiti a prendere nostra figlia. Volevamo un bimbo di 6 anni e ne abbiamo adottato una di 9. Ora ha 18 anni, e’ piena di problemi e ci ha dato un sacco di rogne. Hanno ragione i giudici a parlare dei bambini traumatizzati, l’amore e l’empatia non sono abbastanza per quelli che hanno RAD (reactive attachment disorder) e altre patologie. Mia figlia e’ un esempio classico di una che non e’ capace di amare…potrei raccontarti tante cose della mia esperienza dolceamara ma ti dico solo che se il vostro destino ha un bambino per voi vedrete che succedera’. Se non succede c’e’ sempre una ragione e lo capirete. In bocca al lupo comunque
    Giuli, mamma di Alina

    1. Grazie per il tuo commento, e mi dispiace molto per la tua storia… Per essere genitori adottivi occorre tanta forza e tanto amore, che a volte, purtroppo, non bastano… Ma lo stesso vale per i genitori naturali, te lo dice una che da quasi un anno non parla con sua madre… Se vorrai commentare ancora e darmi qualche consiglio, ne sarò molto felice.

    2. Se vuoi puoi leggere il mio blog, koalainusa.blogspot.com
      Il primo racconto e’ quello della nostra adozione. Non fraintendermi, non rimpiango di avere avuto mia figlia e la amo da morire. Vorrei solo che quando si intraprende una adozione si tengano in mente anche i rischi e le sofferenze che si incontrano. io sopravvivero’, mi dispiace solo per mia figlia che avra’ una vita triste…

      1. Ho dato un’occhiata al blog e tutta la storia dell’adozione e del rapporto tra la signora e la figlia, o tra la figlia e il marito è…molto triste. Capisco che l’adozione sia un percorso pieno d’ostacoli e richieda molta forza e preparazione, ma è anche vero che non tutte le storie devono andare per forza così.
        Ecco, non è qualcosa che farei leggere ad una coppia che sta intraprendendo questa strada, con tutto il rispetto per la signora e il suo vissuto: credo che per le future madri, anche le future madri d’adozione, sia giusto nutrirsi di storie d’amore e di speranza. In questa storia c’è invece molto rancore, rassegnazione e speranze disilluse: c’è una bambina che non era proprio quella attesa (troppo vecchia, così esigente da sembrare quasi viziata, poco affettuosa, almeno da quello che traspare dal racconto), ci sono indubbi problemi che il tempo non migliora (trattati anche con l’uso di farmaci se non ho capito male), c’è una madre che si è arresa (le dispiace solo che sua figlia “avrà una vita triste”), c’è un marito pieno di rabbia, c’è una famiglia, o meglio non c’è, semmai ci sono tre persone costrette a vivere insieme che cercano di ferirsi ed essere felici nonostante gli uni e gli altri.

      2. Cara Joanne, prima di giudicare con commenti cosi’ forti ti pregherei di camminare nelle mie scarpe come dice un vecchio saggio.
        Come ho detto io non rimpiango di avere avuto mia figlia, la amo da morire e le staro’ sempre accanto perche’ e’ mia figlia per scelta e per amore, anche se gli ultimi anni non sono stati facili/
        Volevo solo cercare di sfatare le storie delle adozioni rose e fiori, Molte volte questi bimbi sono spezzati dentro e nulla puo’ aiutarli. Ci vuole molto coraggio e molta determinazione per stargli accanto.
        Io so che questi momenti di crisi passeranno e noi riusciremo ad avere un rapporto, decente dopo queste scosse. ma per adesso la situazione e’ quello che e’.
        Per tua informazione io NON mi arrendero’ mai e i miei racconti sono pieni anche di momenti bellissimi che forse non hai colto.
        Ecco perche’ non scrivo molto nel mio Blog, gli sconosciuti spesso fraintendono tutto quello che vorrei comunicare e sono sempre pronti a criticare tutto.
        E con queso ho finito di commentare.

  13. Accidenti, che incubo!!
    Il punto cruciale non sono tanto le domande che ti devono fare, ma come te le pongono: chiedere la stessa cosa con tatto e sensibilità, cercando di arrivare a un punto d’incontro, oppure con impazienza, in stile interrogatorio, quasi per coglierti in fallo fa una differenza abissale!

    A me – del tutto profana del mondo strano dei tribunali – l’idea di avere davanti una coppia che palesemente non ha “studiato la lezioncina” farebbe tutto sommato una bella impressione: vuol dire che sono sinceri e spontanei nelle risposte.
    Complimenti per aver superato la vergogna nell’ammettere di non sentirsela di accogliere un bambino handicappato! E’ segno di consapevolezza e onestà: secondo me, se molte persone sapessero cosa vuol dire assistere un malato per tutta la vita, non sarebbero così sicure di poterlo fare…

  14. Se ho capito bene vedi un nuovo tentativo di pma come un tradimento al vostro progetto di adozione. Eppure non tradiresti nessuno: non il vostro sogno di adottare, che non verrebbe in alcun modo compromesso dal fatto di provare contemporaneamente un’altra strada, non il vostro ipotetico bambino, che accogliereste con amore comunque, ma a cui, tuttalpiù, dareste un fratello, non la vostra determinazione, che non è (solo) quella di adottare un figlio, ma di averlo, questo figlio.
    E della coerenza chissenefrega, Lowell diceva: “solo i morti e gli stupidi non cambiano mai idea”. Magari il vostro destino è di accogliere due bambini: uno di pancia, uno di cuore.
    Come ti avevo già scritto io avrei tentato la strada dell’eterologa, perchè probabilmente sono più egoista di te, e perchè so, nel profondo di me, che se fosse mio marito a non poter aver figli e io non avessi mai un figlio per questo coverei per tutta la vita del rancore verso di lui. Il che mi rende probabilmente una persona orribile, ma tant’è.

    1. Ma che persona orribile…! Ognuno di noi è diverso, ognuno ha i propri valori e fa le proprie scelte. L’importante è non fare del male a nessuno! E’ vero che solo gli stupidi non cambiano mai idea, ma non è tutto così semplice come lo rappresenti tu… Se riprovassi con la PMA e rimanessi incinta, l’adozione salterebbe, ovviamente. Nessun giudice darebbe in adozione un bambino ad una coppia in attesa!! Questo mi pare naturale. E, anche volendo ritentare in futuro, è molto più difficile ottenere un bimbo in adozione quando si ha già un figlio naturale.

      1. Ecco, di questo nella mia ignoranza non avevo proprio idea! ero convinta che una volta partito il “meccanismo” non facesse differenza avere un altro figlio o meno…
        hai ragione, non è proprio semplice. Mi viene da dire: “se riprovi con la pma e rimani incinta vuol dire che il vostro destino, e vostro figlio, era quello” ma significa ridurre un discorso molto complesso in maniera molto banale.

  15. Ciao, è da poco che vi leggo ma il tema mi è assolutamente famigliare (con la differenza che noi dobbiamo ancora sposarci, consegnare la domanda e iniziare l’iter degli incontri ai Servizi Sociali). Mi ha molto colpito la questione della domanda di adozione internazionale perché quello che a noi hanno sempre detto è che dal momento in cui vi giudicano idonei avete solo un anno di tempo per scegliere l’ente e aspettare l’abbinamento. Scaduto l’anno si deve ricominciare tutto da capo… Forse la sensazione di attesa infinita che senti di avere, adesso che i colloqui sono finiti, potrebbe rinvigorirsi dando un’occhiata ai diversi enti, paesi e costi insieme a Marito ed immaginare il Viaggio con la V maiuscola che potrebbe portare Vostro figlio a Voi e Viceversa. A riguardo, ti consiglio un libro stra-bello e che forse avete già avuto modo di leggere “Due figlie e altri animali feroci, storia di un’adozione internazionale” di Leo Ortolani. Ce lo hanno regalato un Natale fa, ma è un libro che sfoglio ancora per farmi tornare sorriso e grinta. Aspettare è forse la sensazione più dura e tosta di tutto il percorso, bisogna fregarla!! Marianna

    1. Ciao, grazie per il libro che mi hai consigliato! Per quanto riguarda l’adozione int., sì, è vero, c’è un anno di tempo per scegliere l’ente e dargli il mandato dal momento in cui viene emesso il decreto di idoneità. Ma per noi, visto che stiamo percorrendo solo la strada dell’ado nazionale, non sarà emesso alcun decreto. Se prima o poi decidessimo di provare anche con l’internazionale, dovremmo tornare dai servizi sociali, far presente la nostra richiesta, integrare la relazione già scritta per il tribunale, fare un nuovo colloquio con il giudice e infine ottenere il decreto. Purtroppo per l’ado internazionale i nostri problemi/timori sono diversi: i soldi, il fatto che mio marito non prende l’aereo, l’età solitamente più elevata dei bambini e il rischio sanitario. E’ comunque una strada che ci interessa e che inizieremo quando sentiremo che è arrivato il momento! In bocca al lupo

    2. Un abbraccio a te Eva,ti seguo da un pó…in silenzio,incrociando sempre le dita x voi…
      Un bacio alla dolce Marianna che nn vedo e sento da anni…
      Forza cara!!!

  16. Sono venuta a conoscenza del tuo blog per vie traverse che…è anche difficile spiegarti… ma nulla accade per caso. Le ggendo le tue parole mi son detta che, tranquillamente avrei potuto scriverle io…ogni singola virgola fa parte del mio pensiero…anche quando dici che ti viene il voltastomaco al pensiero di inniettarti il Gonal…sono una “mamma in attesa” anche io presso il tribunale di Roma, adozione nazionale, ultimo colloquio col giudice, giugno 2013 dopo 4 anni di ricerca di una gravidanza e due icsi fallite. La mia esperienza col giudice è stata molto positiva però e nessuno mai ci ha parlato di rinnovo domanda! nel senso che ci hanno avvertito che potremmo essere non chiamati ma mai ci hanno spaventati con discorsi tipo quelli fatte a te! forse dipende dai tribunali. Da qualche tempo ho iniziato anche io a scrivere un blog, si chiama “i figli del cuore”. Ti saluto, continuerò a seguire la tua storia che un pò, è anche mia.

  17. sono fiera di tutti voi.domani tocca noi ci verra’letta la relazione e siamo indietro anni luce.Ma gia’un po’sappiamo che possiamo solo adottare(cosi’dice la psico)solo bimbi da 0 a1anno praticamente sara’impossibile! Spero che il giudice non la pensi nello stesso modo.Un bacio a tutti a presto

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