Dopo lo sfogo dell’altra sera ho cercato di convincermi che, proprio come qualcuna di voi mi ha detto nei commenti, avrei dovuto approfittare di quest’ennesima attesa, neppure tanto lunga, ma atroce, per prendermi cura di me stessa, per rendere il mio corpo un nido accogliente per i miei “bimbi”. E non per bere, fumare come un ossesso e mangiare un giorno sì e due no come sto facendo ultimamente.
Ma non faccio in tempo a smettere di piangere, a rialzare la testa, che dietro l’angolo mi aspetta già l’ennesima sofferenza. E un nuovo pianto.
Stamattina sono andata a trovare mia nonna materna al ricovero dove mia madre l’ha letteralmente sbattuta ormai diversi mesi fa contro la sua volontà. Era da un po’ che non la vedevo, a causa della PMA e tutto il resto. Tra l’altro il ricovero si trova ad un’ora dalla mia città, in un paesino sperduto sugli Appennini… Non oso pensare quando ci sarà la neve (e lì nevica parecchio…) come farò ad andarci.
Ultimamente mia nonna non fa che peggiorare. Ormai non mi riconosce più, non parla, non riesce a camminare, in bagno non riesce neppure a tirarsi giù i pantaloni da sola e devo aiutarla io o le infermiere. Negli ultimi anni mia nonna è finita spesso all’ospedale perché ha tanti problemi a causa della vecchiaia, ma quando l’andavo a trovare in ospedale non era così stranita come ora! Mi ricordo che una volta, quando era ricoverata, le avevo persino portato le foto del matrimonio e le aveva guardate con gioia… Fino ad un anno fa andava in bagno tranquillamente da sola, addirittura cucinava per sé (ok, faceva cuocere la pasta per 45 minuti, ma almeno riusciva a mettere una pentola sul fuoco!).
Ora sembra un’altra persona… Non fa altro che ripetere che vuole andare via da lì, ma io sono impotente, non posso fare nulla, non posso prendere decisioni! Se potessi la porterei a casa con me, ma ha bisogno di qualcuno che stia con lei, e io e Marito siamo al lavoro tutto il giorno, mica possiamo lasciarla da sola in casa con due cani…
La sto guardando spegnersi ogni giorno di più, e non posso fare nulla… Vorrei tanto che il mio bambino la potesse conoscere, ma non so se accadrà…
Quando ragionava ancora, qualche mese fa, mia nonna mi ha chiesto quando avrei avuto un figlio… Io le ho detto che ci stavamo “lavorando”… Ovviamente non le ho detto della PMA, sarebbe un po’ difficile da spiegare ad una donna di 86 anni (me la immagino chiedermi in dialetto: “Cos’è quella roba lì? Stimolazione ovarica? Liquido seminale? Provetta??”).
Mia nonna in quell’occasione mi ha solo consigliato di portare pazienza, perché anche lei aveva aspettato mia madre per dieci anni (tanta attesa per un risultato così!!). Io le ho detto che, quando sarei rimasta incinta, sarebbe stata la prima a saperlo… Ma ci sarà ancora, quando questo piccolo grande miracolo accadrà? Sarà ancora in grado di capire, di gioire con me, per me? Potrà prendere in braccio il suo nipotino (dovrei dire pronipotino, ma suona male) e capire chi è?
Forse no. Probabilmente no.
I miei genitori sono da una settimana alle Mauritius. Credo che debbano rientrare domenica prossima. Non li sento da mesi, ormai, a parte qualche sporadico sms che mi manda mia madre per farmi sapere quanto mi detesta o che devo ritenermi orfana. Qualche giorno fa mia nonna paterna mi ha pregato di chiamarli perché aveva saputo che dovevano parlarmi. Controvoglia, ma preoccupata che fosse successo qualcosa, l’ho fatto.
E’ stato strano risentire la voce di mia madre dopo tanto tempo. Non so neppure spiegare esattamente cos’abbia provato. Tanta rabbia, credo. E un pizzico di tristezza per quello che avremmo potuto essere, per quello che non siamo mai state l’una per l’altra.
Naturalmente mia madre non mi ha chiesto nulla sulla fecondazione assistita. Mi ha solamente domandato, frettolosamente e con tono indifferente: “come stai?”. Io ho risposto con un altrettanto laconico “bene”. La sua replica? “Ah, ok.” Nient’altro.
Sa benissimo quello che sto passando. Anzi, no, non sa proprio nulla, dato che non si è mai interessata. Non sa dell’iperstimolazione, dei dolori che ho dovuto sopportare, della mia angoscia… Ma è a conoscenza del fatto che in questo periodo mi sarei dovuta sottoporre ad un secondo ciclo di PMA. Gliel’ho detto un paio di mesi fa, quando le ho annunciato che, purtroppo, non mi sarei potuta occupare io della casa e dei gatti durante la loro assenza. Quando gliel’ho detto ovviamente pensavo che in questo periodo sarei dovuta stare a riposo dopo il transfer, o magari sarei stata incinta e quindi impossibilitata a fare sforzi.
Dato che è saltato tutto, lunedì scorso ho mandato un sms a mia madre per dirle che ero libera e che avrei potuto occuparmi io dei mici, ma lei mi ha risposto che era meglio di no. Aveva già chiesto al figlio della veterinaria di andare a casa ogni sera per dare loro da mangiare e che, dato che uno dei gatti sta poco bene e deve prendere delle medicine, preferiva che fosse questo ragazzo a farlo, perché è più esperto di me. E mi ha espressamente vietato di andare a casa per non stargli tra i piedi.
Mi è dispiaciuto molto, perché quei gatti con cui ho vissuto per anni sono per me come dei figli, e mi piace di tanto in tanto prendermi cura di loro e coccolarli. Non lo posso fare spesso, dato che voglio evitare i contatti con i miei genitori, e quindi vado a casa loro soltanto quando non ci sono…
Sapevo che in fondo era meglio così perché, anche se sono da anni una volontaria della Protezione Animali e somministro sempre medicine ai gatti del nostro rifugio, mi sarei sentita in difficoltà a dovermi accollare questa responsabilità… Mi sono detta che sicuramente il figlio della veterinaria era più bravo di me, e anche se avesse faticato non si sarebbe fatto dei problemi a chiamare sua madre per aiutarlo.
Purtroppo io sono una maniaca del controllo. Ma proprio maniaca, eh. Non mi fido di nessuno. E da quando i miei genitori sono partiti non faccio altro che chiedermi: “ma quel ragazzo sarà bravo? Farà attenzione che i gatti non scappino per le scale? E se si dimenticasse di chiudere la finestra e uno dei gatti cadesse giù? E se si scordasse di dare loro l’acqua e morissero di sete?”
Sì, sono paranoica. Ma forse sono giustificata dal fatto che, quando aveva soltanto qualche mese, dieci anni fa il nostro primo gatto è caduto giù dal balcone (dal terzo piano). Sono rimasta traumatizzata per anni da quella terribile notte, anche se il micio si è salvato ed è tuttora il re della casa.
In questi giorni ho cercato in tutti i modi di restare tranquilla, ho provato con tutte le mie forze a fidarmi di questa persona.
E proprio l’altra sera mia madre, ignara (perché neppure me l’ha chiesto) di tutto quello che è successo, che mi è successo, ha deciso di annunciarmi che il gatto che sta male probabilmente non vivrà ancora a lungo. Me l’ha detto così, senza alcuna delicatezza, senza neppure spiegarmi il perché.
Zymil. Sì, proprio come il latte. Questo è il nome del micio. Un bellissimo gatto persiano dal pelo folto e bianco che abbiamo trovato, abbandonato, otto anni fa. Dovrebbe avere all’incirca dieci anni, ma forse ne ha anche dodici. Come molti gatti della sua razza, ha entrambi i reni policistici. Una malattia incurabile.
I miei gatti sono stati i miei unici amici durante un’adolescenza vissuta per la maggior parte nella solitudine e nella sofferenza. Io sono stata la prima persona di cui Zymil si sia fidato. E nessuno si era mai fidato di me, prima di allora. Avevo diciotto anni quando i miei genitori l’hanno portato a casa, tutto sporco e arruffato. Non appena l’hanno liberato si è nascosto in cucina e non ne voleva sapere di venir fuori. Io sono stata una sera intera accucciata per terra, cercando di convincerlo ad avvicinarsi a me, cercando di fargli capire che non gli volevo fare del male. Lui non si muoveva, ma ad un certo punto ho cominciato a sentire uno strano rumore. Credevo che stesse ringhiando e ho preso paura, ma poi ho sorriso capendo che stava facendo le fusa! Mi sembrava quasi che volesse dirmi: “Vorrei fidarmi di te, ho capito che sei buona, ma ho paura!”
Con il tempo Zymil è diventato un gattone buono e coccolone… Anche se negli ultimi anni mi vede raramente, ogni volta che entro in casa mi riconosce, inizia immediatamente a fare le fusa e si mette a pancia all’aria per farsi coccolare… A differenza degli altri mici, lui beve molto e ogni volta la sua “barba” si impregna d’acqua, e lascia una lunga scia sul pavimento… Ha due occhi bellissimi, uno è ambrato e l’altro azzurro… Quando mi guarda penso di non aver mai visto occhi così belli e intensi.
E’ solo un gatto, ma io gli voglio bene. Non voglio che se ne vada. Ora non potrei sopportarlo. Vorrei che anche lui conoscesse il mio bambino, che potesse fargli le fusa, che potesse insegnarli che il cuoricino di un gatto può dare più amore di tanti esseri umani…
Ieri ho chiamato la veterinaria per sapere le reali condizioni di Zymil. Non mi fido molto di mia madre, pensavo che avesse esagerato. La dottoressa era felice che l’avessi chiamata e mi ha pregato di portarle il gatto, perché suo figlio non riesce a prenderlo e ha bisogno di fare flebo ogni due giorni. Ma mia madre non poteva dirmelo, sapendo che per i gatti farei qualsiasi cosa?! Voleva che saltasse le flebo per due settimane intere?
Ho portato immediatamente il micio da lei dopo il lavoro. Era da un po’ che non lo vedevo. E’ veramente magro. Prima pesava sei chili, ora la metà esatta… Quando lo accarezzo sento le ossa, prima sentivo solamente della bella ciccia, e lo prendevo sempre in giro per questo…
Non appena l’ho visto sono scoppiata a piangere. E ho continuato mentre la veterinaria gli faceva la flebo, e sono crollata quando mi ha annunciato che sì, potrà vivere ancora, ma non per più di qualche mese.
Oggi sono andata ancora a trovare il micio, per coccolarlo un po’. Mi sono sdraiata sul letto con lui (ama accucciarsi sul cuscino) e l’ho accarezzato a lungo. E più mi faceva le fusa, più io piangevo. Anche Marito, che mi aveva accompagnato, aveva gli occhi lucidi. E lui non piange quasi mai.
Porterò di nuovo il micio dalla veterinaria lunedì. E so che piangerò di nuovo. Cercherò di trattenermi, ma lo farò ugualmente.
Con gli anni ho imparato che il vittimismo non serve a niente, che bisogna cercare di apprezzare ciò che di bello si ha… Non mi piace lamentarmi, non mi piace farmi vedere sempre triste, ma in questi giorni è molto dura sorridere. Cerco di vedere quello che di buono c’è nella mia vita, e so di avere tante cose belle, ma è difficile gioire quando non puoi fare nulla per chi ami!
Sono circondata dalla morte. E sono totalmente impotente davanti a tutto questo. E mi chiedo: come posso trovare la vita, in mezzo a tutta questa desolazione?
Soltanto realizzare il desiderio di avere un figlio potrebbe ridarmi la gioia.
Ma come potranno i miei embrioncini rimanere attaccati ad un corpo così pieno di dolore? Chi vorrebbe restare con una persona che non fa altro che piangere?
Sono tanto stanca di queste prese in giro del destino, di questa giostra del dolore. Fatemi scendere, per favore!
Ieri sera ho parlato con Dio. Era da tanto che non lo facevo. Dico “parlato” e non “pregato” perché le mie non sono vere e proprie preghiere. Mi scappano anche delle parolacce quando parlo con Lui. Non ho idea se Dio sia uno e trino, se Gesù Cristo facesse sul serio i miracoli o se la Vergine Maria fosse davvero vergine. Non me ne frega niente, in realtà. Io so che Lui c’è. Ed è questo che mi fa più incazzare. Gli ho detto che non sento più la Sua presenza accanto a me. Dentro di me. Che forse non l’ho mai sentita. Che vorrei sentirla, davvero, per riacquistare un po’ di fede. Non so cosa mi aspettassi. A volte faccio troppi voli con la fantasia, soprattutto dopo aver bevuto un po’… Forse speravo che mi desse un segno, tangibile, della Sua presenza. Che mi facesse sentire che non sono sola. Che Lui, oltre ad esserci, mi ama, ci ama. Ma non mi ha dato alcun segno. Non sono meritevole neppure della Sua attenzione?
hai fatto piangere anche me. io credo che tutto accade per un motivo, che Dio non ti abbandonata che bisogna avere pazienza e lo so che è difficile ma se tu sei la persona stupenda che sei oggi è per quello che hai vissuto e se tu sarai una mamma stupenda, perchè lo sarai, è per tutto quello che fino ad oggi stai sentendo e vivendo. Per quanto riguarda Zymil ma non puoi “rubarlo” portarlo a casa tua e far credere a tua madre che sia scappato?i gatti quando stanno per morire si allontanano dai padroni e magari potresti farlo credere a tua madre. Poi non lo so è solo una mia fantasia….mi dispiace tanto è brutto perdere un animaletto peloso che ci ha amate senza chiedere nulla!!!
tesoro sentirti così mi stringe il cuore. Quello che posso dirti secondo me è di evitare le situazioni dolorose, intendo che se entrare in contatto con tua madre ti fa stare così male forse in questo momento potresti evitarlo, immagino la tua sofferenza ma questo non è il momento per provare o sperare che qualcosa con lei cambi. scusa la franchezza. Invece per il gatto e tua nonna è ben diverso. Anche la mia nonnina che ha la stessa età della tua inizia a perdere colpi e abbiamo dovuto mettergli una badante perchè ormai non riesce più a gestirsi da sola. E’ dura da accettare ma è anche giusto vedere che qualcuno si prende cura di loro. Anche mia nonna così come il nonno di mio marito pensano sempre alla morte, credo sia normale a quell’età. Entrambi hanno detto con certezza che non ci saranno a vedere i loro pronipote. E’ doloroso pensarlo ma finchè ci sono cerco di scacciare quel pensiero e lo affronteremo quando si presenterà. Per il gatto posso capirti, è una delle cose più dolorose perdere il proprio amico peloso. A me è successo col mio cane. Non ti nego che ancora adesso quando ci ripenso piango. Se puoi stagli vicino fino all’ultimo. Io la cosa che non potrò mai perdonarmi e che mi tormenta è che quando il veterinario venne a fargli la puntura per evitargli altre sofferenze io non ebbi il coraggio di stare al suo fianco nell’ultimo viaggio. Non me lo perdonerò mai.
Cara scusa se mi sono dilungata. ti abbraccio forte. Sono sicura che un giorno guarderai indietro e vedrai che tutto questo è solo il percorso che ti ha portato alla gioia più grande.
Eva che dolore leggerti così. É brutto perdere chi ci ha accompagnato per tanti anni. Mia nonna é morta lo scorso maggio a 94 anni. Nell’ultimo anno aveva perso molti pezzi, faticava a riconoscere chi le stava intorno e pian piano ha dimenticato tutto. É riuscita a conoscere Palletta, e ricordo che sul letto, quando ormai on riusciva piú a parlare e mangiare, lo guardava e sorrideva, era l’unica persona che le accendeva ancora un po’ lo sguardo.
Mi dispiace immensamente per il tuo Zymil, stagli vicino il più possibile. Sono anche d’accordo con babi: rapiscilo! E anche quando farai il transfer non preoccuparti, che non sará certo un vecchio gatto casalingo ad attaccarti la toxoplasmosi.
E una cosa importante, gli embrioni la loro strada la trovano a prescindere dal tuo stato d’animo. Non ci mettere anche questo senso di colpa perché per fortuna (e purtroppo in altri casi) la loro strada non é connessa ai sentimenti della mamma, cercano solo un posto morbido e nutriente dove mettere radici.
Mi dispiace tanto Eva, tanto. Sentirti così mi fa stare male. Poso solo dirti che la tristezza porta tristezza, il dolore chiama dolore. Deve finire. E sono sicura che finirà. porta solo un pò di pazienza. Ancora un pochino. Scrollati di dosso questa famiglia che non ti merita e cerca di riderci su. Ridi su quello che loro si stanno perdendo. E dona il tuo amore a chi lo merita veramente. Arriveranno i giorni belli. Arriveranno.
Raffaella
Ciao Eva ..ti leggo sfogliando i Link di Frida..come dice la ragazza sopra non ce che tristezza che porta altra tristezza capisco la tua tristezza nel perdere un gatto..ma la vita e la morte camminano assieme sempre..ma come dico sempre a tutte per far venir la vita devi ridere ridere tanto..essere alleggerita dei pensieri pesanti..farti un bel piagnone, asciugarsi le lacrime e pronti e partenza e si sbraccia di buona volontà e sorriso e vedrai tutto andrà bene.Notte.