Quando ho scoperto che io e Marito non possiamo avere figli ero molto combattuta se parlare o meno del nostro dramma e, soprattutto, con chi.
Nella vita mi è capitato spesso di confidarmi con le persone sbagliate, e le conseguenze sono sempre state spiacevoli. Non ho molte amiche, ma delle poche che ho mi fido ciecamente, eppure inizialmente ero restia a confessare quello che stavo passando. Temevo i loro giudizi, temevo di passare per quella che vuole atteggiarsi da “vittima”, temevo di essere considerata incontentabile ed egoista.
Ho amiche che si devono occupare di genitori anziani, amiche che hanno quarant’anni e ancora non hanno neppure un lavoro fisso (perciò sono ben lontane dal poter anche solamente sognare una famiglia)… Io ho “solo” venticinque anni, ho già una casa, un lavoro fisso, mi sono sposata…
Dovrei essere felice, giusto?
Che diritto ho io di lamentarmi, di stare male? Ho tutto il tempo davanti per ottenere quello che desidero… Sono queste le parole che spesso mi frullano per la mente, sono queste le parole che avevo paura di sentire.
Giorno dopo giorno, però, il peso di questo segreto ha cominciato a diventare insostenibile. Avevo bisogno di qualcuno con cui sfogarmi, qualcuno che mi ascoltasse, qualcuno che piangesse e ridesse insieme a me delle mie disavventure. Non mi interessa essere compatita, ma soltanto, semplicemente, ascoltata. E così ho cominciato a raccontare quello che sto passando ad alcune amiche, non tutte, ovviamente, ma le quattro di cui mi fido di più.
Quattro donne molto diverse tra loro per età, carattere ed esperienze di vita. E, in parte, anche diverse da me. Tre di loro sono accumunate da un unico particolare: non hanno figli e non li desiderano. La quarta, invece, è incintissima (ce l’ha fatta al primissimo tentativo……).
A pensarci bene, era poco probabile che le mie amiche comprendessero appieno le mie pene, e invece… Invece, nessuna di loro ha riso del mio desiderio, nessuna si è permessa di criticarmi dicendo che sono troppo giovane, nessuna è rimasta indignata dalla decisione mia e di Marito di ricorrere alla PMA. Mi ascoltano pazientemente parlare di spermatozoi, di ICSI, di biopsie (tutti racconti molto dettagliati, eh) e dopo ogni esame si preoccupano sempre di chiedermi com’è andata e come mi sento. Persino la mia amica incintissima (la cui data di scadenza è tra due settimane) mi chiede sempre come sto, e ha già promesso di passarmi culla, passeggino e tutto l’ambaradan che ha comprato per il suo piccolo…
Nessuna delle mie amiche, chi per un motivo, chi per l’altro, può comprendere pienamente costa sto passando, eppure tutte loro ci stanno provando. E, soprattutto, hanno capito che io sto male, e questo basta loro per sentirsi male per me. Nessuna mi compatisce (e non è questo che voglio), ma tutte mi ascoltano, ridono con me, si preoccupano con me. E questo affetto, che per molti può sembrare scontato, ma non per la sottoscritta, è una grande spinta ad andare avanti.
Per quanto riguarda il posto di lavoro (argomento spinoso, almeno leggendo i vari forum di PMA sparsi su internet), fin dall’inizio ho deciso che non avrei confidato nulla né ai miei capi, né ai colleghi. Già innumerevoli volte mi è capitato di scontrarmi con la loro ottusità ed insensibilità, e di certo non voglio ripetere l’esperienza.
Non appena io e Marito abbiamo iniziato a sottoporci alle analisi preliminari per la PMA, però, ho capito che dovevo fornire qualche spiegazione ai miei superiori, dato che ogni settimana prendo diverse ore di permesso per andare a fare qualche visita. Non ho specificato con precisione a che tipo di analisi mi sto sottoponendo e perché. Ho solamente accennato ai miei capi e colleghi del mio gruppo di lavoro che ho un problema di salute (ho parlato solo di me, non di Marito) e che in questo periodo mi capiterà spesso di assentarmi, ma che cercherò di non arrecare problemi. I miei capi ultimamente si sono fatti sempre più curiosi, non perdono occasione per cercare di scoprire che problema ho, anche se mascherano la loro morbosa curiosità dietro un’apparente preoccupazione per la mia salute… Certo, come no.
I colleghi, nonostante sappiano che mi assento per fare visite mediche, mi prendono spesso in giro quando esco in permesso… Lo fanno scherzosamente, ma il loro atteggiamento mi fa una gran rabbia. Non potrebbero semplicemente stare zitti?!
Invece, passando alla famiglia… Ai miei genitori non ho raccontato nulla, per ovvie ragioni. Credo che criticherebbero la nostra decisione di ricorrere alla PMA, e sono stra-sicura che mia madre direbbe: “Ti avevo detto di non sposarti con lui!”
Se la sentissi dire una frase del genere penso che la ucciderei e, dato che non voglio passare il resto della vita in carcere, preferisco non raccontarle nulla.
Marito, al contrario, ha parlato del nostro problema solo con sua madre e suo padre. Non ha detto nulla agli amici. Per gli uomini la virilità è una questione molto importante, e penso che si sentirebbe a disagio confessando il suo problema ad estranei. Una volta Marito mi ha detto che preferirebbe che io non parlassi dei nostri problemi con le mie amiche, ma io gli ho fatto capire che non ce la posso fare a sopportare tutto questo senza confidarmi con qualcuno, e che non deve preoccuparsi: di loro mi fido ciecamente e di certo non andranno a raccontare dei suoi spermatozoi a tutta la città (anche perché spero che la città abbia argomenti migliori di cui parlare).
Ogni persona, ogni coppia è diversa, ma se dovessi dare un consiglio a chi è nella nostra stessa situazione, io direi: non abbiate paura. Non abbiate paura di chiedere aiuto, di confidarvi con amici fidati, ma state attenti a non raccontare il vostro problema alle persone sbagliate. C’è tanta gente pronta ad accoltellarvi alle spalle, a parlare male di voi, e l’ultima cosa che vi serve è la preoccupazione per le chiacchiere altrui. Soprattutto non aprite bocca con chi da sempre vi chiede: “Come mai non avete figli?”
Quelli sono i peggiori.
Ciao. Ho trovato questo blog in una giornata in cui mi sento un po’ giù per aver scoperto le malignità che dice di me un collega in questo periodo in cui ho preso una settimana di mutua per fare prelievo di ovociti e transfert. Volevo ringraziarti per aver deciso di condividere queste tue esperienze con altri, oggi leggerti mi ha fatto bene, nel senso che ho capito che quello che sto vivendo lo vivono in molti. Probabilmente non è che il mio collega ce l’abbia con me perchè sono io, ma perchè tutti i colleghi si comportano in un certo modo con le colleghe che hanno problemi di fertilità. E probabilmente la maggior parte delle persone, anche al di fuori del lavoro, non ha la capacità di comportarsi in modo decente di fronte a chi ha problemi di fertilità. Anche io posso raccontare molti aneddoti simili ai tuoi: pare proprio che l’empatia sia una dote molto rara. Grazie e in bocca la lupo!
Ma grazie a te! Un grosso in bocca al lupo e… Non ascoltare le malignità della gente! Io ormai ho imparato a fregarmene… Pensa che sono soltanto persone ignoranti!!