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Cosa fai per vivere?

Quando fai conoscenza con qualcuno, una delle prime domande che inevitabilmente ti viene posta è: “Cosa fai per vivere?”

Mi trovo sempre a disagio nel rispondere.
Chi mi conosce bene sa che non amo stare ferma, e che un giorno sì e uno pure mi invento un nuovo obiettivo da raggiungere, una nuova sfida da affrontare. Non tutto mi riesce bene, certo, ma ci metto sempre il cuore, in ogni cosa che faccio.

Quando una persona mi pone quella domanda, però, so bene che quello che intende veramente è sapere quale sia il mio lavoro. Non vuole conoscere i miei sogni, le mie aspirazioni, i miei mille progetti…

E così, con un sorriso tirato, mi ritrovo a rispondere che sono impiegata in una grande azienda. Lavoro in un ufficio. Che è l’unica attività, tra tutte quelle che riempiono la mia giornata, a darmi uno stipendio… E che è pure quella che meno mi rappresenta!

Probabilmente questa risposta mi fa apparire come un tipo piuttosto noioso, anonimo, insipido.

Eppure, agli occhi del mondo, pare che il mestiere che svolgiamo, sia tutto ciò che siamo. Anche se, in realtà, sono ben poche le persone a identificarsi con esso, ed è molto arduo trovare qualcuno che possa affermare di svolgere il lavoro dei propri sogni.

Se la conoscenza con il mio interlocutore procede, è probabile che io mi ritrovi a parlare del mio essere mamma. Di cosa mi abbia spinto a iscrivermi all’università “in tarda età”.
E non posso non nominare la scrittura, che mi tiene compagnia da quando ero bambina, e con le gote rosse dall’imbarazzo finisco con il raccontare che presto uscirà il mio romanzo autobiografico.

A questo punto non sono più la tipa anonima che, per vivere, fa l’impiegata part time… Se il mio interlocutore me lo permette, i miei occhi si illumineranno parlando di ciò che mi fa vivere, e non di quello che faccio per vivere!

Sono due cose ben diverse…

Proprio qualche giorno fa mi sono ritrovata a parlare con una donna – M., la maestra di nuoto di mio figlio.

Quando mi ha chiesto cosa faccio per vivere, dopo un attimo di esitazione ho risposto, come faccio sempre, spiegando che sono un impiegata. Avrei avuto altre mille cose da dire, ma sapevo che era quella la risposta che si aspettava. Un po’ mi vergognavo: in fondo, stavo parlando con una delle poche persone che conosco che svolge un mestiere che ama. E io stavo affermando di essere una semplice impiegata…

Le ho detto che è fortunata, a potersi mantenere facendo ciò che le piace. Ed è stato allora che mi ha confessato che insegnare nuoto non le permette di sopravvivere. Per poter pagare le bollette e la spesa è costretta a fare la commessa in un negozio.
Devo dire che, dopo aver saputo questo, l’ho ammirata ancora di più.

Poi è intervenuta la mia amica, facendo presente ad M. che il mio lavoro in ufficio è solo una “piccola parte della storia” (credo che abbia detto proprio così, mai espressione fu più azzeccata!). Che io faccio tante altre cose (decisamente più interessanti, aggiungerei io!).

M. sembrava incuriosita. E così, un po’ imbarazzata, ho cominciato a parlare dei miei libri. Della mia laurea in arrivo. Dei miei sogni. Di ciò che sono. E il mio tono di voce è cambiato immediatamente, non appena ho iniziato a parlare di “ciò che mi fa vivere”.

E’ stato allora che io ed M. ci siamo ritrovate a parlare di quante sfaccettature abbiano le nostre esistenze. Di come sembriamo qualcosa, agli occhi degli altri, ma in realtà siamo molto di più. O forse, addirittura, tutt’altro.

Se vuoi conoscere veramente una persona, capire la sua essenza, non domandarle quale sia il suo mestiere. È probabile che svolga quel determinato lavoro per necessità, per comodità, perché non è riuscito a trovare altro… Sapere che il tuo interlocutore è un impiegato, un operaio, un farmacista, non ti fa capire nulla di lui.

Se vuoi comprendere veramente una persona, chiedile cosa fa nella sua vita che la rende felice. Quali sono le cose che addolciscono la sua esistenza.

E allora scoprirete veramente l’essere umano che vi sta davanti, la sua essenza più profonda, la fonte della sua serenità.
Ciò che ci fa felici è ciò che ci rende quello che siamo.

Autore:

Perennemente alla ricerca della Vita.

4 pensieri riguardo “Cosa fai per vivere?

  1. Come ti capisco!
    Anche io mi trovo sempre un po’ in difficoltà quando devo parlare del mio lavoro. Da un lato c’è il lavoro che mette il pane in tavola, quello di tecnico di laboratorio in un laboratorio chimico. Ho studiato anni per la laurea in chimica e fondamentalmente il mio lavoro mi piace (l’ambiente in cui lo svolgo un po’ meno, ma non si può avere tutto).

    Tuttavia il lavoro non è la mia passione, quella con la P maiuscola. Quella è la scrittura, ma ci ho impiegato anni per riuscire a confessarlo a me stessa e ancora di più prima di poterne parlare con gli altri. E tutto questo nonostante affronti la scrittura come un secondo lavoro, con tutto l’impegno che questo prevede.

    Conosco moltissime persone nella stessa situazione, che fanno un lavoro e hanno una passione completamente diversa che riempie le loro vite. E poi ci sono le persone insoddisfatte del lavoro che svolgono ma che non hanno altro, e per questo sono frustrate, tristi, arrabbiate e ciniche.

    Dovremmo imparare tutti a parlare di più di quello che nutre lo spirito oltre che di ciò che riempie il portafogli.

  2. Quando mi chiedono “Cosa fai per vivere?” mi piace rispondere “Vivo!” inteso nel significato più alto e vero.
    Vivere, e non esistere… non dovrebbe essere così, una cosa scontata, visto che di vita ne abbiamo una sola?
    Eppure, per molti, non è così come che bisogna “fare” qualcosa per vivere…

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