In questi giorni io e Marito siamo impegnati a (ri)fare tutte le analisi preliminari per (ri)cominciare con la PMA.
Ogni giorno c’è un esame da fare: analisi del sangue, spermiogrammi, ecografie, tamponi…
Esattamente un anno fa stavamo facendo esattamente le stesse analisi, la maggior parte negli stessi identici ambulatori.
Solo che il mio stato d’animo era ben diverso. Mi sentivo euforica ed impaziente all’idea di cominciare a farmi di ormoni, di vedere i miei follicoli crescere giorno dopo giorno, persino il pensiero di sottopormi all’anestesia era piacevole… E non vedevo l’ora di sentire dentro di me quei puntini luminosi che, ne ero certa, sarebbero diventati dei bellissimi bambini.
Un anno dopo, sono ancora qui. A farmi prelevare sangue, a farmi scrutare ogni angolo del mio corpo, a chiamare medici a destra e a manca, a chiedere continuamente permessi sul lavoro.
Non sono affatto euforica, questa volta. Sono ancora impaziente, questo sì, ma soltanto perché voglio convincermi definitivamente che la medicina non ci può aiutare.
Che vi posso dire? Sono totalmente disillusa. L’idea di bucarmi la pancia mi fa venire il voltastomaco. Il pensiero dell’anestesia mi mette paura. E quello di dover andare a Bologna ogni due-tre giorni per fare il monitoraggio mi stanca. Non so neppure se tenteremo ancora tre volte, come mi ero ripromessa di fare. Proveremo una volta e, se va male, a meno che non rimangano embrioni congelati, ci fermeremo.
Ma il mio umore è decisamente altalenante, perciò magari domani avrò già cambiato idea.
Come dicevo, è tutto uguale ad un anno fa, a parte l’euforia.
Ancora una volta io e Marito abbiamo mandato Santo Suocero a prenotare le analisi in ospedale, visto che noi non abbiamo mai tempo.
Avevo pregato Marito di dire a suo padre di NON prenotare il mio elettrocardiogramma nell’ambulatorio in cui ero andata l’anno scorso, visto che avevo avuto un incontro poco piacevole con un infermiere un po’… Invadente, diciamo.
Si è ricordato di dirglielo, secondo voi?
Provate a indovinare dove ha prenotato Santo Suocero? Ovviamente, nell’ambulatorio maledetto.
Santo Suocero si è offerto di tornare al CUP per cambiare la prenotazione, ma io non volevo che si disturbasse di nuovo, così gli ho detto che faceva lo stesso.
Venerdì mattina, facendo le corse perché ero in ritardo (proprio come l’anno scorso), dopo aver chiesto aiuto alla segretaria dell’accettazione per pagare il ticket perché mi ero scordata come si usa la macchinetta (come l’anno scorso), mi sono presentata dall’infermiere invadente (questa volta preparata a quello che mi aspettava).
L’infermiere mi ha fatto entrare in ambulatorio e mi ha chiesto se avevo già fatto un elettrocardiogramma in passato. Gli ho detto di sì, e gli ho dato la cartella dell’anno scorso.
“Ah! Ma questa è la mia scrittura, la riconosco! Ma allora anche l’altra volta sei venuta da me?”
“Eh, già.”
“Ti posso fare una domanda indiscreta?”
Oddio, mo’ che vuole chiedermi questo? Non mi chiederà se voglio dei figli!
“NO!” rispondo istintivamente.
Dopo un attimo di smarrimento, mi correggo: “Sì sì, certo.”
“Quanti anni hai e quanto pesi?”
Una domanda normale! Finalmente! C’era bisogno di tutti ‘sti preamboli?
Poi mi ha fatta spogliare e stendere sul lettino. Non mi piace spogliarmi davanti a quest’uomo. Avevo il terrore che da un momento all’altro iniziasse a parlare di sesso.
Mi ha sistemato gli elettrodi, poi ha cominciato a monitorare il mio battito.
“Eh, ma questo è un cuore innnnnamorato!” ha esclamato. “Guarda come va forte! Soffri di tachicardia, per caso?”
“No…”
“Sei agitata? Ti agito io?”
“No, no, sono tranquillissima!” Bugia.
I miei battiti erano circa 90 al minuto. Gli ho spiegato che avevo fatto le corse per arrivare puntuale, così l’infermiere se n’è andato e mi ha lasciato stesa per una ventina di minuti, sperando che mi calmassi.
Quando è tornato, ha ripetuto l’elettrocardiogramma, ma nulla era cambiato. Dato che nella cartella dell’anno scorso era riportato lo stesso risultato, ha deciso di non ripeterlo e mi ha detto che potevo rivestirmi. Finalmente!
Quando mi ha tolto gli elettrodi ho notato, a voce alta (mannaggia a me) che sul seno mi erano rimasti dei segni.
“Eh, sembrano dei succhiotti!” ha esclamato lui.
Io dei succhiotti a forma di elettrodi non li ho mai visti. Ma che bocca ha, questo?
“Spero di non ritrovami il tuo uomo qua davanti pronto a picchiarmi, eh! Digli che io non ti ho fatto niente… Purtroppo! Da buon napoletano, capirai se non combino niente con una donna!”
…
Ecco, finalmente è arrivata la battutina che tanto aspettavo! Questa volta me l’ha fatta sudare!
Forse, però, a questo round gli esami peggiori che ho dovuto sopportare sono stati quelli del sangue. No no, mica per la mia paura degli aghi (che ormai è passata, ci ho preso gusto a farmi bucare) o della vista del sangue.
E’ stata tutta colpa di un ombrello malefico e di un’ indagine sulle mie gravidanze (?).
Dunque. Mercoledì scorso io e Marito siamo andati in ospedale. Fare le analisi del sangue in ospedale è un vero e proprio delirio. C’è sempre una gran ressa, una fila immensa davanti agli sportelli dell’accettazione, e un operatore dell’AUSL decisamente antipatico che indirizza i pazienti verso la giusta direzione. Quando mi sono presentata allo sportello con tutte le mie millemila prescrizioni, l’operatrice mi ha fornito un modulo, dicendomi che dopo il prelievo avrei dovuto restituirglielo compilato.
Quando io e Marito ci siamo seduti nella sala d’attesa, ovviamente piena di gente, ho cominciato a leggere le domande. Erano più o meno queste:
Settimane di gravidanza:
Ha mai fatto una villocentesi?
Ha mai fatto un’ amniocentesi?
Nome del coniuge:
Nome del ginecologo:
Riportare date:
Gravidanza 1 ___ Gravidanza 2 ___
Gravidanza 3 ___ Gravidanza 4 ___
Gravidanza 5 ___ Gravidanza 6 ___
Ma che minchia di domande sono? Ovviamente ho messo una bella / su tutto.
Ho compilato solo il nome del coniuge (unica certezza) e del ginecologo, anche se su quest’ultima ho esitato un istante. Dovevo mettere il nome del mio medico abituale o di quello del centro PMA? E quale centro? Quello vecchio o quello nuovo? Alla fine ho optato per il nome del medico abituale.
Marito ha fatto il prelievo prima di me, e quando è uscito io stavo ancora aspettando il mio turno. Mi ha detto che mi avrebbe aspettato fuori, dato che c’era troppa ressa lì dentro. Io gli ho detto di prendere con sé l’ombrello (c’era il diluvio universale quel giorno). Questo è un dettaglio molto importante.
Quando finalmente l’infermiera ha chiamato il mio numero, io, ancora stranita per quelle strane domande, mi sono alzata di scatto per entrare nell’ambulatorio. L’unico problema è che Marito non aveva preso l’ombrello, che era ancora sul pavimento, dove l’avevo appoggiato quando mi ero seduta.
Il secondo problema è che io non lo sapevo.
Il terzo problema è che l’ho pestato. E il mio piede è finito involontariamente sul pulsante che serve per aprirlo.
Quarto problema: l’ombrello, ovviamente, si è aperto, io sono inciampata e sono quasi finita col culo per terra.
Tutta la sala d’aspetto mi stava guardando.
Un signore si è messo a ridere e ha esclamato: “Non si faccia male, eh! Va beh, tanto siamo in ospedale!”
Ma non è tutto.
Quinto problema: aprendosi, una delle punte metalliche dell’ombrello si è incastrata dentro una grata posta sulla parete.
Io mi sono inginocchiata a terra cercando di liberarla. Senza riuscirci.
“Numero 625!” continuava ad urlare l’infermiera.
“Arrivo! Arrivo!” gridavo, mentre tutti mi guardavano ridendo.
Dopo qualche minuto di lotta con l’ombrello, sono riuscita ad estrarlo. Ma era ancora aperto. E io non riuscivo a chiuderlo.
“Minchia, sono proprio sfigata!” ho esclamato, mentre l’infermiera continuava a chiamare il mio numero.
Finalmente sono riuscita a chiuderlo e sono entrata nell’ambulatorio. Ero incazzata nera. Ho pensato per un attimo di chiedere all’infermiera se c’era un’uscita sul retro da cui potevo passare, per non dovermi mostrare nuovamente al pubblico ludibrio ma, data la sua scarsa simpatia, ho desistito.
Le ho chiesto, però, il motivo per cui mi era stato detto di compilare quello strano modulo.
Lei lo ha preso, lo ha letto, ha guardato le mie prescrizioni e un po’ scocciata mi ha detto: “Beh, signora, queste sono analisi che si fanno in gravidanza. Mi dica, lei a quante settimane è? Quante gravidanze ha avuto?”
“Non sono incinta,” ho risposto, a denti stretti. “E non la sono mai stata. Queste sono analisi per fare la fecondazione assistita. Di certo non sono incinta!”
“Ah beh, direi di no!” ha replicato lei, ridendo.
E mi ha dato un altro modulo, con domande un po’ più alla mia portata.
Quando sono uscita (a testa bassa), ho raggiunto Marito e ho cominciato ad inveire contro di lui per non aver preso l’ombrello, raccontandogli la mia umiliazione. Lui si è messo a ridere.
Ma ha riso meno quando, provando ad aprire l’ombrello, ci siamo resi conto che era rotto. E siamo arrivati alla macchina bagnati fradici.
L’ombrello è finito, scagliato con un gesto violento, in un bidone della spazzatura. E, prima di andare a lavorare, ho obbligato Marito ad accompagnarmi in un negozio a comprarne uno nuovo.
Ho passato il resto della giornata pensando all’ombrello incastrato nella grata.
Ieri sera sono andata a fare l’ecografia in 3d, l’esame che dovrebbe sostituire l’isteroscopia.
Mi è occorso del tempo per trovare un ambulatorio dotato dello strumento adatto per fare questo esame. Alla fine ho prenotato una visita presso uno studio che dista un’ora da casa mia. Perciò ho dovuto prendere un permesso dal lavoro e fare le corse per arrivare in orario.
Era la prima volta che mi facevo visitare da un ginecologo di sesso maschile. Ero un po’ imbarazzata, ma il dottore è riuscito a mettermi a mio agio.
Gli ho spiegato il motivo per cui ero lì, e quando gli ho detto che dovevo fare l’eco in 3d ha fatto una faccia strana e ha esclamato: “Lei è proprio sfortunata, signora… La sonda si è rotta ieri!”
“Ma no, mi sta prendendo in giro,” ho detto.
“Purtroppo, no.”
Un permesso, una serata e centoventi euro buttati al vento… No, non ci credo!
Fortunatamente il medico si è offerto di farmi tornare in ospedale questo sabato per farmi l’agognata eco (spero senza farmi pagare di nuovo…).
Nel frattempo mi ha fatto una visita normale. Ha notato che sono in procinto di ovulare (sullo schermo è apparso un misero follicolo), e mi ha detto che io e mio marito dovremmo darci da fare nel fine settimana.
“Tanto non è una grande fatica, no?”
Certo che no. Ma non penso di ottenere molto, a parte il divertimento, con un follicolo che magari è pure vuoto e con degli spermini nati stanchi e senza testa… Ma va beh.
Oggi Marito è andato a fare una visita andrologica presso il centro PMA di Bologna. La settimana scorsa avrebbe dovuto sottoporsi all’esame per la frammentazione del dna spermatico, ma ha dovuto rinunciare perché ha dei forti bruciori e temeva che gli fosse tornata la prostatite.
Il medico gli ha assicurato che sta bene, ma gli ha prescritto delle analisi delle urine, l’ennesimo spermiogramma e spermiocoltura per indagare più a fondo il problema.
Di questo passo, penso che non ce la faremo a iniziare con la prossima PMA alla fine di marzo, quando mi verrà il ciclo… Andremo a fine aprile/inizio maggio, ma va bene così, l’importante è fare le cose per bene e non sputtanare altri soldi, sanità mentale e salute.
Naturalmente Marito è stato sottoposto per l’ennesima volta alla sua amatissssima visita rettale…
Io mi diverto un sacco (lui meno) quando va dall’andrologo perché alla sera mi racconta tutto nei minimi dettagli… Marito è un comico nato e mi fa morire dal ridere!
La prima cosa che fa Marito quando entra nello studio di un andrologo è osservare le mani del dottore. Si lamenta perché gli capitano sempre medici dalle dita luuuunghe e grosse. E, sapendo dove andranno a finire quelle dita, la cosa non gli piace affatto.
Il medico di oggi, ovviamente, non faceva eccezione. Aveva delle dita lunghe, grasse e, per di più, rugose.
Quando l’andrologo ha iniziato l’ “esplorazione”, ha chiesto a Marito: “A parte il mio dito nel sedere, sente dei dolori?”
“Guardi, non sono abituato a certe cose, perciò non so dirle da cosa è dovuto il dolore che sento!”
Meraviglioso.
ciao arrivo dal frutto della passione. Ridere delle proprie situazioni è una grande dote! Mi sono aggiunta ai tuoi lettori 🙂
Eva, direi che il tuo capo le batte tutte!! che pena!
Oggi sono uscita con la cugina di FuturoMarito, che sapeva tutto, che faceva finta di non sapere niente, e che appena gli ho detto ha iniziato a dispensare consigli a destra e a manca. Tutti sanno, nessuno che capisce!
Ma noi siamo forti, siamo donne guerriere e dopo un po’ torniamo energiche più di prima! 🙂 Un bacio!
Eva è da un pò che seguo il tuo blog e ti trovo eccezionale sai darmi tanta forza per andare avanti in questo difficile percorso!!!Di battute infelici ne ho sentite diverse in questi 2 anni sia dal personale medico che da impiccioni vicini di casa…
Ti abbraccio e spero fortemente che il prossimo tentativo sia un bel positivo per entrambe!!!
Gli spermatozoi del capo vincono,!! Senza dubbio.
Questi maledetti esami… io ho ricevuto un pò di risposte e non tutte positive. Incasso e vado avanti.
Non ti ho più scritto, ma ti penso sempre e spero di riuscire a farlo al più presto.
Un abbraccio grandissimo.
Mamma mia che giornata!!!
E che gente allucinante!!!
ehehehe… io ancora voto per una e solo una..te sai a chi mi riferisco vero? ogni mutanda un pensiero và a lei.. 🙂
mamma mia che avventure! tu e marito siete pari…tu gine maschio (almeno hai rotto il ghiaccio) e lui andrologo. però il tuo capo e l’infermiere dell’elettrocardio non si possono sentire! ma un po’ di discrezione no?