Ultimamente mio figlio ha preso l’abitudine di pormi quotidianamente questa domanda. Mi trovo sempre in difficoltà a rispondergli.
Sono una persona che prova disagio persino quando incontra un vicino di casa, un conoscente per strada, e si sente chiedere: “Come stai?”
So che è una domanda retorica, detta a mo’ di saluto, posta senza nessun reale interesse verso la risposta dell’altro, eppure faccio sempre un’immensa fatica a rispondere “bene” (che è l’unica risposta socialmente accettata) e, quando lo faccio, non ho un tono molto convinto.
Sto bene? Non lo so. Come faccio a saperlo? Chi mi può dare questa certezza?
E, quando mio figlio mi chiede se sono felice, con quei suoi occhioni grandi che mi fissano e sembrano riuscire a vedermi dentro, io non so bene cosa dire.
Non so esattamente cosa significhi essere “felice”.
Sono trent’anni che cerco di capirlo. E, soprattutto, di capire dove sia la “mia” felicità. Non quella degli altri. Non quella che sono stata convinta a cercare. La “mia”.
Sono una cercatrice della felicità. Ho tentato di trovarla praticamente ovunque. I progetti, le idee pazze a cui ogni due giorni decido di dare vita, davanti a cui tutti restano a bocca aperta (con ammirazione o compatimento, a seconda degli occhi e del cuore di chi mi guarda), non sono altro che meri tentativi di trovare… Qualcosa. Quel qualcosa a cui non so dare un nome preciso. Forse cerco la felicità. O forse me stessa. Il che potrebbe essere persino più complicato…
Per anni sono vissuta nella convinzione che la vita mi dovesse qualcosa. E che avrei dovuto trovare quel qualcosa a tutti i costi. La felicità totale, assoluta, perenne. Non avrei accettato niente di meno.
Beh, mio figlio mi ha insegnato che quella felicità non esiste.
I bambini vivono nel “qui ed ora”. Per loro esiste solo il presente. Il futuro è qualcosa di astratto, impalpabile, insignificante. Il passato, ormai è andato. C’è solo oggi.
Quando mio figlio mi chiede se sono felice, intende dire “ora.”
Non vuole sapere se la mia vita sia felice. Anche se soltanto a livello inconscio, lui sa benissimo che sarebbe una domanda senza senso. Nessuno può essere perennemente, totalmente felice…
Ogni volta che mi pone questa domanda, da qualche tempo ho cominciato a rispondergli, semplicemente: “Quando sono con te, sono sempre felice!”
Il che è vero.
Questa risposta gli basta. E dovrebbe bastare anche a me. Perché significa che, grazie a lui, ci sono dei momenti in cui sono sicuramente felice!
In questi giorni, complice varie notte insonni, mi sono ritrovata a pensare spesso alla felicità. Perdiamo tanto tempo a pensarla, a cercarla, a sfiorarla, che non capiamo quando arriva davvero a fare visita alle nostre piccole vite. Magari riusciamo a comprenderlo solo quando ormai è sfuggita dalle nostre mani… E non siamo pronti, quando fa nuovamente capolino, perché siamo troppo presi a compatire noi stessi, a piangerci addosso.
Ho capito che la felicità non può essere una condizione assoluta, perenne. Non può accompagnarci giorno e notte. Forse perderebbe addirittura la sua bellezza, se fosse così…
La felicità si trova in alcuni momenti; colorati, dolci o eccitanti intervalli che ci fanno battere il cuore e spezzano la vita, il suo sottofondo composto di monotonia, doveri, lacrime, lutti…
E così, ho capito che – ed è quello che insegnerò a mio figlio – la felicità è…
Una risata.
Giocare con il proprio bambino.
Un abbraccio inaspettato.
Una canzone cantata a squarciagola.
Una nuotata nel mare fresco delle prime ore del mattino.
Una passeggiata con il cane.
Un bacio donato con reale affetto.
Un sussulto al cuore per uno sguardo incrociato per caso.
Raggiungere la cima della montagna.
Confidarsi con qualcuno.
Prestare la propria spalla su cui piangere.
Farsi prestare la spalla da un amico. E piangerci su.
Trovare qualcuno che ti ascolti.
Trovare qualcuno che abbia voglia di parlare con te.
Un brindisi.
Una giornata calda in mezzo all’inverno.
Un esame passato quando credevi di essere stata bocciata.
Un complimento sincero.
Un test di gravidanza positivo.
Un vestito nuovo.
Salvare un cane dalla strada.
Comprare un panino per il ragazzo che ogni giorno ti chiede l’elemosina davanti al supermercato.
I vicini di casa che ti portano una torta quando traslochi nella casa nuova.
L’elenco potrebbe essere infinito – e non è bellissimo, questo?
Questo significa che la felicità può nascondersi dietro ad ogni angolo, in una giornata qualsiasi, potrebbe celarsi nel cuore di una persona qualunque…
La felicità non è una compagna fedele, né particolarmente affidabile, ma, se siamo in grado di cogliere questi momenti così sfuggenti, impalpabili, incontrollabili, e viverli appieno, avremo ricordi che ci aiuteranno ad affrontare tutto il resto…
Il resto, che è la Vita.
Che post meraviglioso! Bellissime parole…io la penso allo stesso modo..per me la felicità è il caffè del mattino, mentre i bimbi dormono e la casa è in silenzio e affacciarmi al balcone a godermi la vista del sole che sorge…la pizza per cena, un picnic con la famiglia, un film tutti abbracciati sul divano…e potrei continuare per ore. Grazie cara perché con i tuoi post mi fai sempre riflettere…❤
Grazie a te che mi leggi sempre ❤️