Pubblicato in: La mia storia

L’alchimista, maternità, pma, adozione, destino… E altri pensieri random

Avete mai letto “L’Alchimista” di Paulo Coelho? E’ uno dei miei libri preferiti. E’ strano. Proprio io che sono così cupa, drammatica, complicata, ho amato un romanzo tanto semplice e delicato, come un favola. In questa storia l’autore ci insegna che nulla accade per caso e che, se impariamo ad ascoltare il nostro cuore, riusciremo a compiere la nostra leggenda personale. Ogni volta che mi trovo in difficoltà, io ripenso al pastore Santiago.

Nella mia vita ho dovuto combattere contro tanti momenti bui, forse anche troppi. Non sono mai riuscita a dare una spiegazione ai drammi che ho dovuto affrontare (perché proprio a me? Cos’ho fatto di male? Perché Dio mi odia?), ma ogni volta il dolore mi ha portato verso qualcosa di bello. E così ho cominciato a pensare che tutte le cose brutte che mi sono capitate fossero non delle punizioni, ma dei doni, perché mi hanno permesso di diventare più forte e di ottenere la vita che desideravo.

Quando ho scoperto che io e Marito non potevamo avere figli, per un attimo mi sono sentita precipitare in un baratro. Tutto quello che a fatica ho conquistato – l’amore, la casa, il lavoro, gli amici – non è certamente qualcosa di scontato. Ma un figlio… Per avere un figlio non servono grandi qualità. Bastano un uomo e una donna che fanno sesso. Non serve neppure il sentimento. Tutti riescono ad avere figli. Ma noi no.
Belen (una che è famosa per il suo culo ed è stata con Fabrizio Corona, e solo per questo dalla vita non merita nulla) aspetta un figlio da un uomo (uomo? Ragazzino!) che ha fregato ad un’altra. Probabilmente tra pochi mesi si molleranno e lei farà ancora più soldi vendendo le prime immagini del suo bambino a Novella 2000. Anche se sarà una madre single non faticherà a trovare un altro compagno.
Raffaella Fico (un’altra che è famosa per cosa? Boh, probabilmente anche lei per il suo culo) aspetta un figlio da un uomo che non si sa neppure bene se sia il vero padre o no. Mentre lui si diverte ad ubriacarsi e a farsi delle bionde a Saint Tropez, lei vende il suo pancione ai giornali di gossip.
Ieri una ragazza di ventuno anni ha partorito due gemelli e ne ha lasciato uno nel cassonetto. Nel cassonetto. (Commento di Marito: proprio ieri ero a Bologna, se lo sapevo lo prendevo su io!).
E potrei andare avanti per ore ad elencare esempi di persone che non meriterebbero nulla, eppure sono state miracolate del grande dono di poter avere un figlio, senza neppure rendersi conto della propria fortuna. E questo mi fa incazzare. Ma incazzare da bestia, eh. Perché noi no?

Con il passare del tempo ho cominciato a pensare che forse c’è un motivo per cui io e Marito dobbiamo affrontare quest’ennesima difficoltà. Forse tutto questo ci renderà più forti. Forse il nostro destino è quello di aspettare e patire tanto perché così è scritto.

Dopo il fallimento del nostro primo tentativo di PMA ho scritto che avrei contattato i servizi sociali per iniziare la pratica di adozione. E così ho fatto. Il primo colloquio è fissato per il 30 luglio. Probabilmente molti di voi hanno pensato che il mio fosse un gesto avventato, dettato dalla rabbia e dall’impazienza, ma… Non è così.

Premetto che l’idea di avere un figlio non è un desiderio recente, né un capriccio. Fin da piccola ho sempre mostrato un forte istinto materno e di protezione nei confronti degli altri bambini. Sono sempre stata più matura dei miei coetanei e, almeno durante gli anni delle elementari, sembravo più grande anche da un punto di vista fisico. Ero più alta e più forte persino dei maschietti (la mia crescita si è fermata a undici anni, quando sono diventata signorina, ed ora sono una tappa di un metro e 63…). Mi veniva naturale proteggere le mie amichette dai dispetti dei maschietti, dare loro consigli, coccolarle proprio come farebbe una madre. Verso i sedici anni sono diventata consapevole del mio desiderio di maternità. Da brava adolescente tormentata e cupa credevo che non avrei mai trovato un uomo che mi amasse, perciò immaginavo già che dieci anni dopo o giù di lì mi sarei dovuta rivolgere ad una banca del seme e sarei diventata una mamma single. Ora che ci penso, forse sono dotata di un sesto senso, visto che in effetti, proprio dieci anni dopo, mi sono sottoposta alla fecondazione assistita… O__o Ma non divaghiamo.

Qualche anno fa ho cominciato a pensare che mettere al mondo un figlio fosse un desiderio egoistico. Proprio così.  “Ci sono tanti bambini orfani,” mi dicevo, “che senso ha dare alla luce un altro bambino? Non sarebbe meglio dare prima una famiglia a chi non ce l’ha?”

Crescendo e diventando donna, però, ho cominciato a desiderare di avere un figlio biologico, un figlio tutto mio. Non mi vergogno per questo, è un istinto naturale, è quello che ha permesso al genere umano di continuare ad esistere.

Il sogno di adottare, però, non mi ha mai abbandonata. Negli ultimi tempi, ben prima della PMA fallita, ho cominciato a pensare che, forse, fosse proprio questa la nostra strada. L’adozione. Forse proprio per questa mia grande sensibilità ed empatia il Signore desidera che noi adottiamo un bimbo. Perché noi ne siamo capaci. Forse la nostra sterilità è un segno del destino… E non sarebbe un brutto destino, anzi…!

Questo pensiero mi rende serena. Ho già affrontato tante cose brutte per poi ritrovarmi tra le mani qualcosa di bello, forse questa è l’ennesima prova che dobbiamo superare per raggiungere la felicità.

A volte, però, questa sicurezza mi abbandona. Mi piace pensare che ci sia una spiegazione a tutto, che il dolore non sia una punizione, ma un segno, una prova, però… A volte penso che le nostre vite siano dominate dal caos. Se davvero tutto avesse un senso, se davvero ci fosse un destino, perché esistono bambini che nascono nei Paesi del Terzo Mondo e sono condannati a morire senza neppure avere la possibilità di combattere? Perché ci sono bambini che vengono maltrattati fin da piccoli e condannati a diventare criminali, o rimanere traumatizzati per la vita? Perché ci sono persone tanto buone a cui viene diagnosticato un male incurabile e altre egoiste, stupide, maligne che vivono un’esistenza da favola e ottengono tutto ciò che desiderano?

Tutto questo ha un senso? No. E allora perché le nostre difficoltà dovrebbero averlo?

Talvolta penso che non esista alcun destino, alcun segno divino, che non ci sia nessuna prova da superare, niente da dimostrare.

A volte penso che Dio, o chi per lui, sia un mero spettatore del nostro dolore. Che non intervenga per darci dei segnali. Penso che tutto sia nelle mani del caos.

E il caos mi fa paura.

Io DEVO pensare che prima o poi troverò il mio cammino, che tutto questo dolore significhi qualcosa, che alla fine della sofferenza ci sia la felicità… Perché, se così non fosse, vorrebbe dire che ci sono buone probabilità che io non troverò mai la mia felicità, che non sarò mai madre, anche se me lo merito (perché so di meritarmelo), anche se potrei donare una vita felice ad una piccola creatura, perché il mondo è dominato dal caos, e il caos non guarda in faccia nessuno.

Non ho mai creduto alla fortuna e alla sfortuna, ma soltanto al destino e a Dio. Ora la mia fede comincia a sgretolarsi. E questo è peggio di qualsiasi diagnosi di sterilità.

Autore:

Perennemente alla ricerca della Vita.

3 pensieri riguardo “L’alchimista, maternità, pma, adozione, destino… E altri pensieri random

  1. Ciao bellezza, sai quante volte mi sono posta le stesse domande? Da dove provenga la fortuna e perchè ci sono persone a cui tutto viene facile, mentre altre devono sudarsi anche una cosa semplice come un figlio. Penso anche molto spesso che, essendo donna, dovrei essere nata per questo, per diventare madre, invece a me, come a te e a molte altre, non è stato concesso, non in modo naturale. E poi ci sono le tossiche che partoriscono, le 14enni che con un rapporto restano in cinta e prendono le pastiglie del giorno dopo e io lo trovo ingiusto in un modo assurdo, ma pare che sia così, che a noi sia toccata questa cosa. Forse, per uno strano scherzo del destino, ce lo meritiamo pure…. oppure no, ma al caos, come lo hai chiamato tu, non frega un cazzo!!!
    Un bacione cara.

  2. hai scritto tutto quello che ho dentro l’anima dall’inizio alla fine tranne che io sono più tappa di te 1,60 🙂 anche io a volte penso che ci sia un senso al dolore che verrà ripagato che ci porterà da qualche parte…altre invece penso che Dio mi ha abbandonata o peggio ancora non esiste….credo che nella vita capita un pò a tutti di fare certi pensieri solo il futuro ci darà una risposta e io spero sia la prima!

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