In seguito al responso del secondo spermiogramma, a febbraio Marito è andato a farsi visitare un urologo di Modena. Io l’ho accompagnato, e sono rimasta per più di venti minuti nella sala d’aspetto, finché il medico non mi ha invitato ad accomodarmi nello studio per riferirmi l’esito della visita. Il dottore ha detto che Marito non soffre né di varicocele, né di prostatite, perciò le cause della sua sterilità sono da ricercarsi in un altro modo. Come la mia ginecologa, anche lui ha detto che la nostra unica speranza è la fecondazione assistita, ed era abbastanza sicuro che la scienza ci avrebbe potuto aiutare. Lo studio era immerso in una musica celestiale e malinconica ed io, che sono una persona altamente emotiva, ho faticato a trattenere le lacrime mentre per l’ennesima volta la verità mi veniva riversata addosso come un macigno.
Quel giorno non potei fare a meno di pensare ad una scena del primo film di “Sex& The City”, quando Carrie, abbandonata sull’altare da Big, chiede alle sue amiche: “Riderò mai di nuovo?” e Miranda le risponde: “Certo. Quando una cosa sarà molto molto buffa.”
Anch’io, mentre sedevo nello studio dell’urologo, avvolta da quella musica triste in sintonia con il mio animo, mi sono posta la stessa domanda. Non l’ho pronunciata ad alta voce, perché dire quelle parole avrebbe significato ammettere che ero infelice, e non volevo che Marito, sollevato dal fatto di non avere malattie, venisse contagiato dalla mia tristezza. Chissà, forse l’ha intuito ugualmente, perché quel giorno è riuscito a farmi ridere. Non ricordo neppure da quanto tempo non ridevo così…
Eravamo appena usciti dallo studio e ci stavamo dirigendo verso la reception per pagare il (salatissimo) conto. Marito continuava a fare smorfie strane e e a toccarsi il fondoschiena, con un’espressione imbarazzata che diceva: “Non puoi immaginare cosa ho passato…”
Incuriosita, ho insistito per sapere cosa fosse successo, ma non ha voluto dirmelo finché non eravamo soli, nel parcheggio dell’ospedale.
“Tu sai come si fa a vedere se uno ha la prostatite?” mi ha chiesto, con tono drammatico.
“Beh, no, a dire il vero.”
“Ora te lo spiego. Il medico mi ha tastato per bene i testicoli. E fin qui, va bene. Sapevo che l’avrebbe fatto. Poi si è messo un guanto. Sul guanto si è cosparso una specie di gel. Io lo guardavo, terrorizzato. Sapevo già cosa voleva fare! Gli ho chiesto: Ehi, dottore, dove ha intenzione di mettere quella mano?! E lui fa: Guardi, mi dispiace, ma devo farle un’ispezione rettale… ”
A questo punto Marito ha smesso di parlare, ha scosso la testa mestamente e si è toccato nuovamente il fondoschiena.
“Mi fa un male… Mi è toccato pure farmi mettere un dito nel c..lo! Ah, ma questa la rinfaccerò a nostro figlio, puoi giurarci! Ti rendi conto? Devo subire tutto questo e poi… Ma ti immagini se nasce stronzo?!”
Marito ha continuato per almeno tre giorni a lamentarsi, con me e i suoi genitori, del trauma subito, finché suo padre, esausto, non gli ha detto: “Guarda che ti ha solo messo un dito nel sedere, eh! Ora piantala!”
E io per tre giorni non ho fatto altro che ridere pensando a quell’episodio.
Una cosa molto molto buffa ti può far sorridere, anche se sei una persona che vede allontanarsi sempre di più il suo sogno.
2 pensieri riguardo “Dottore, dove vuole mettere quella mano?!”
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